Osvaldo Veneziano, consigliere nazionale dell’Arcicaccia, si dissocia dalla posizione della cabina di regia del mondo venatorio, che ha contestato la legittimità delle firme digitali a sostegno dei referendum.
Per lui il referendum ha «un valore sacro»: pertanto Osvaldo Veneziano, consigliere nazionale e presidente emerito dell’Arcicaccia, si dissocia pubblicamente dal documento con cui la cabina di regia del mondo venatorio ha chiesto alla Corte costituzionale di valutare se sia legittima la raccolta digitale delle firme.
Veneziano ritiene il referendum «un’arma pacifica» all’interno della democrazia, e qualsiasi eventuale modifica della sua disciplina dovrebbe consolidarlo: un aumento delle firme necessarie per proporlo (al momento la Costituzione fissa la soglia a mezzo milione), sostiene, dovrebbe portare all’abolizione del quorum.
Già dalla scorsa estate era possibile raccogliere le firme digitali per chiedere la convocazione dei referendum sulla caccia: il fatto che, di nuovo, i promotori abbiano fallito nonostante l’opportunità in più «conferma [che in Italia resta] diffusa la capacità critica, individuale e collettiva».
Nella posizione delle associazioni venatorie Veneziano intravede «una volontà nostalgica e regressiva», che disincentiva il confronto con il diverso, «non riconosciuto e messo a tacere», e «una logica corporativa» con cui si tutelano interessi particolari contro quelli generali.
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