Per Christian Maffei, presidente nazionale Arcicaccia, è necessario cambiare approccio organizzativo e arrivare rapidamente all’unità dei cacciatori.
Indipendentemente dall’esito, il possibile referendum sulla caccia «è un segnale d’allarme» e indice di un contesto complicato: lo si risolve solo se si arriva rapidamente all’unità dei cacciatori. È il nucleo della lettera che Christian Maffei, presidente nazionale dell’Arcicaccia, ha inviato ai presidenti delle altre associazioni venatorie riconosciute e del Cncn
La cabina di regia non basta più, da lì escono solo decisioni sui ricorsi nei tribunali e «comunicati velleitari che rimangono tra noi»; è necessario cambiare approccio organizzativo e costruire una nuova prospettiva unitaria «per approdare in tempi immediati a un soggetto democraticamente strutturato». Maffei ritiene che l’isolamento del mondo venatorio sia dovuto anche alla sua frammentazione, «alla mancanza di una struttura federativa unitaria e di un programma condiviso».
C’è bisogno di mettersi insieme per valorizzare «l’utilità sociale del prelievo, il ruolo scientifico della caccia», la filiera della carne di selvaggina. L’alternativa, che Maffei vede come la riproposizione eterna della caccia alle tessere, è segno solo di debolezza; l’esito è chiaro, calendari più restrittivi e referendum sulla caccia.
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