Maurizio Zipponi, presidente della Fondazione Una, commenta le riflessioni emerse nel convegno sul ruolo dei cacciatori in relazione alla tutela degli animali e della biodiversità.
Come la conservazione della biodiversità, la tutela degli animali introdotta da un paio d’anni nella Costituzione «richiede un approccio razionale: è in questo contesto» nota Maurizio Zipponi, presidente della Fondazione Una (sul tema ha organizzato un convegno, Roma la sede, insieme all’Osservatorio agromafie e ad Agrivenatoria biodiversitalia), «che va a collocarsi l’attività venatoria»; il cacciatore moderno s’inquadra infatti «come persona responsabile, in aperta contrapposizione al bracconiere e a ogni estremismo, che crea solo danni nel rapporto ecosistemico tra uomo, natura e animali».
Per Niccolò Sacchetti, presidente di Agrivenatoria biodiversitalia, «la tutela dello straordinario patrimonio italiano di biodiversità passa necessariamente da un approccio multidisciplinare»: è essenziale tenere insieme la gestione agricola e forestale, l’attività venatoria, la sostenibilità economica delle imprese e la ricerca scientifica.
Dal convegno (oltre a Ettore Prandini, presidente della Coldiretti, ha partecipato una serie di giuristi: Carlo Granelli, Francesco de Leonardis, Alfonso Celotto, Margherita Pittalis, Daria de Pretis, Giuseppe Morbidelli) è emerso che le modifiche costituzionali non bastano a porre in una prospettiva scientifica le riflessioni sulla gestione degli equilibri faunistici e ambientali: dato che è irrealistico ipotizzare l’autoregolazione della natura, per tutelare la biodiversità è necessario agire in concreto trovando l’equilibrio migliore tra esigenze diverse.
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