Chi si trova davanti un trofeo anomalo di capriolo e decide di analizzarne le cause deve fare i conti con genetica, malattie o disturbi del metabolismo o ormonali, traumi e ferite, congelamento.
Un trofeo anomalo di capriolo desta sempre attenzione e, perlomeno, curiosità. Anche perché basta osservare un palco qualsiasi per rendersi conto della grande varietà di forme che conferma la complessità del meccanismo di sviluppo e aumenta fortemente le probabilità di errore. Le alterazioni di forma e di sviluppo del palco risultano infatti molteplici, così come le cause che le determinano. In linea generale si riconoscono deformazioni permanenti, che rimangono per tutta la vita, e deformazioni temporanee, che scompaiono con la sostituzione annuale delle stanghe.
Transitorie sono le anomalie che accompagnano stati di malattia: generalmente si manifestano con scarsa crescita o ridotto o assente sviluppo di qualche punta. In questi casi, una volta superata la malattia, il trofeo anomalo di capriolo riprende forma e dimensioni normali. Anche l’alterazione di crescita di una stanga provocata da un trauma del velluto costituisce un’anomalia transitoria. Di contro, le anomalie permanenti sono quelle causate da traumi gravi, da patologie croniche a stress continuo, da deficit ormonali o da fattori genetici. In questi casi la malformazione si manifesta tutti gli anni.
Non solo anomalie: il trofeo del capriolo
Prima di approfondire le varie tipologie di trofeo anomalo di capriolo, è opportuno conoscere le caratteristiche che dovrebbe possedere un trofeo tipo. Al pari degli altri rappresentanti della famiglia dei cervidi, nel maschio il trofeo è formato da due stanghe o palchi di tessuto osseo, che poggiano su un prolungamento dell’osso frontale denominato stelo o ceppo. Nell’esemplare subadulto o adulto la parte superiore di ognuna delle due stanghe si presenta ramificata, così da formare generalmente tre punte, cime o pugnali. La punta anteriore, oculare, ha l’apice rivolto di solito verso l’alto. Quella superiore, vertice, ha l’asse orientato verso l’alto e posteriormente; la punta posteriore, stocco, è invece diretta all’indietro o leggermente verso il basso.
La base di ogni stanga si presenta allargata e con contorno frastagliato, a formare la rosa, oltre che ornata di scanalature longitudinali e perle, costituite da piccole escrescenze ossee. Accanto a questa struttura tipo, conosciuta anche come trofeo palcuto, vi è sono anche trofei con stanghe provviste ciascuna di due punte, trofeo forcuto, o di una sola punta, trofeo puntuto.
Che cosa significa un trofeo anomalo di capriolo?
Le cause delle anomalie del trofeo sono sinteticamente riconducibili a genetica, malattie o disturbi del metabolismo, disturbi ormonali, traumi meccanici all’osso frontale e al supporto, ferite del palco finito o in fase di velluto, ferite somatiche, soprattutto scheletriche, congelamento. Il cacciatore spesso associa a un trofeo ben sviluppato un animale sano e di robusta costituzione fisica. In realtà ciò non è sempre vero, almeno nel caso che tale confronto avvenga a livello di singolo animale e non di popolazione.
La forma e le dimensioni del palco sono strettamente legate alle caratteristiche genetiche del selvatico. Pertanto possono cambiare in caso di alterazione dei geni portati dai cromosomi. Tali difetti tendono infatti a ricomparire ogni anno e possono essere trasmessi anche alle successive generazioni, e in genere interessano entrambe le stanghe.
Una delle alterazioni più conosciute è quella del palco a tulipano. È caratterizzata da un notevole sviluppo dei palchi accompagnato da una parziale perdita di identità delle cime. Oltre a presentarsi appena abbozzate o di aspetto palmato, risultano amalgamate in una formazione ossea di rilevante peso e volume. La parte superiore di ciascuna stanga presenta aspetto simile a un tulipano appena sbocciato o a una rosa.
Un’altra anomalia del trofeo è rappresentata dall’unione basale degli steli. In questi casi gli steli ossei si presentano più vicini tra loro. Le due stanghe si fondano subito sopra le rose per divaricarsi verso la cima.
Trofeo anomalo di capriolo: problemi di metabolismo
Alcune anomalie dei palchi si manifestano in entrambe le stanghe e non tutti gli anni. Ciò fa supporre che non si tratti di alterazione del patrimonio genetico o di un trauma. Queste anomalie sono causate da un alterato metabolismo che regola l’equilibrio calcio-fosforo, e in particolare dalla mancanza accentuata di questi sali. Generalmente è dovuta a forti infestazioni da parassiti intestinali, che impediscono l’assorbimento di molti sali minerali e principi nutritivi. In questa categoria di malformazioni ricadono le corna montonine e a cavatappi, caratterizzate da un maggiore sviluppo laterale e punte corte o assenti.
La caratteristica deformazione deriva da una difettosa calcificazione e ossificazione del palco, che si compie tardivamente, su stanghe già deformate e piegate verso il basso. Anche le corna di gomma sono determinate da disturbi della calcificazione. Sono dette anche corna elastiche perché le stanghe si presentano non ossificate e tenere dopo la pulitura del velluto. Nel corno di gomma i vasi sanguigni restano collegati alla circolazione sanguigna corporea, cosa che invece non avviene nel palco ossificato, e il corno rimane vivo. Generalmente i trofei elastici si manifestano all’inizio della stagione venatoria e in seguito tali formazioni (non ossificate) evolvono in corna montonine (ossificate).
La mancanza di calcio (e fosforo) può determinare infine la formazione delle corna porose. Il palco di questo tipo è formato da stanghe corte, scure, per l’appunto porose e con punte ottuse. Se questa formazione si presenta a uno o due anni ci si trova di fronte a un trofeo molto promettente. Negli anni successivi invece la scarsa ossificazione rende le stanghe friabili. Sulle cause di tale anomalia vi sono tuttavia alcuni dubbi: alcuni studiosi ritengono infatti che tale difetto abbia origine genetica, piuttosto che metabolica.
Femmine di capriolo con palco
La presenza del palco nella femmina di capriolo è un evento molto raro, anche se non impossibile; in tal caso presenta dimensioni molto ridotte, di forma molto irregolare. Spesso le stanghe risultano poi spugnose, friabili e ricoperte dal velluto; inoltre mancano le rose e gli steli si presentano sottili e corti con attaccatura frontale molto più larga del normale. Le cause di questo fenomeno sono da ricercare in un malfunzionamento del sistema ormonale, soprattutto delle ovaie, che non comporta comunque una incapacità a procreare, come si potrebbe supporre.
Trofeo anomalo di capriolo: gli ormoni
La completa mancanza del trofeo nel maschio risulta invece determinata dalla mancata produzione di ormoni sessuali, dovuta magari all’atrofia dei testicoli nelle prime settimane di vita – in tal caso si assiste alla mancata formazione dei ceppi ossei e alla mancata crescita delle stanghe – o a un blocco del loro sviluppo durante la fase embrionale. L’assenza del palco può interessare entrambe le stanghe o solo una e comunque si tratta di caprioli che possiedono organi genitali ben sviluppati, pur in presenza di gravi disfunzioni ormonali.
L’incompleta pulitura del velluto è anch’essa causata da una disfunzione ormonale, così come la formazione dei cosiddetti palchi a pergamena, a cuoio e a pece, che condividono la mancanza di caduta del velluto. Sebbene atrofizzato, questo rimane attaccato alle stanghe che pertanto non sempre vanno incontro alla completa ossificazione. Nel trofeo a pergamena e nel trofeo di cuoio il velluto si secca sulle corna, il “pelo” cade lasciando evidente la “pelle”, che rimane integra o a brandelli perché seccandosi si spacca. La causa di tali anomalie è probabilmente dovuta a una ridotta o ritardata azione del testosterone sulla formazione del trofeo.
Trofeo anomalo di capriolo: il ruolo del testosterone
Quando invece si manifesta un forte trauma o una malattia ai testicoli, che porta alla loro atrofizzazione e alla conseguente mancata produzione di testosterone, la crescita del trofeo anomalo di capriolo prosegue in modo irregolare, senza interrompersi, fino a formare una massa voluminosa di velluto non accompagnata dalla sua ossificazione e pulitura. La struttura così formatisi prende il nome di parrucca. Se la castrazione avviene invece quando il trofeo è completamente pulito si verifica la caduta dei palchi dopo circa 10-14 giorni dal trauma; ricrescono sotto forma di parrucca di modeste dimensioni. La parrucca continua ad aumentare di volume, sviluppandosi in larghezza verso il basso (parrucca ad elmo) o innalzandosi a torre (parrucca a mitra).
In entrambi i casi l’animale va incontro a morte (entro tre anni al massimo) per denutrizione secondaria, o cecità prodotta dalla sua crescita che la porta a coprire gli occhi, o per complicazioni infettive locali o della cavità cranica. Il cranio si assottiglia a causa del consumo di calcio dovuto alla crescita della parrucca e alla conseguente osteoporosi. La castrazione di un testicolo non comporta invece la formazione della parrucca: il residuo rimasto aumenta la produzione di testosterone, compensando la mancanza dell’altro. Il trofeo in questo caso sarà di forma regolare.
Un’eccessiva produzione di testosterone causa invece un ritardo della caduta delle vecchie stanghe (la loro caduta è infatti determinata da un picco negativo della concentrazione dell’ormone nel sangue). Verranno pertanto a convivere con quelle nuove in crescita. In questo caso avremo pertanto quattro stanghe (in questo caso si parla di doppia testa), una a fianco dell’altra e con età (e quindi lunghezza) diverse. Tale anomalia è caratterizzata dalla presenza di un trofeo che ingloba disordinatamente le stanghe dell’anno precedente che non sono state perse.
Trofeo anomalo di capriolo: traumi e ferite
Anche i traumi degli arti possono interferire negativamente sullo sviluppo del trofeo, soprattutto in relazione a una delle due stanghe. La perdita di un arto può per esempio comportare una ridotta crescita del corno opposto, anche per molti anni successivi. Molti sono comunque i dubbi espressi da molti studiosi sulla validità di tali ipotesi, che infatti non trova una risposta dal punto di vista scientifico.
Il trauma dello stelo frontale, qualora costituito da una incrinatura o comunque non dalla sua totale rottura per il fatto che la pelle mantiene in sede la stanga, va incontro a guarigione, anche se la direzione della stanga non sarà più quella originaria. Il palco in questo caso sarà normale, soprattutto quando il trauma avviene durante lo sviluppo avanzato del palco. Se invece la rottura dello stelo sarà totale, la stanga andrà incontro a caduta: si formerà un corno pendente.
Qualora invece la frattura avvenga durante la fase del velluto, la stanga interessata non si pulisce e il velluto si atrofizza come la pergamena. Se la frattura dello stelo è multipla, su ogni pezzetto si sviluppa una piccola rosa o un piccolo corno. Quando poi la frattura risulta totale e, oltre allo stelo, viene interessata anche una parte del cranio, la stanga rimane appesa a un brandello di pelle che, una volta essiccato, andrà incontro a caduta.
Il trofeo anomalo di capriolo tale per la rottura del supporto o dell’osso frontale causa sempre deformità permanenti negli anni. In tutti i casi comunque il palco cade regolarmente e si rinnova. Nel caso infine che un trauma danneggi seriamente la regione frontale prima della formazione dello stelo, a pochi mesi d’età, anche l’altra stanga può mancare per tutta la vita.
Nel caso di traumi e rotture delle punte o di parti delle stanghe già ossificate si assiste alla perdita della parte distale del corno fratturato, ma l’anomalia non produce alcuna conseguenza per il palco in crescita nell’anno successivo.
Traumi del palco in velluto
I traumi del velluto determinano invece anomalie della crescita del palco e della forma della stanga: generalmente si tratta di malformazioni transitorie che quindi determinano una malformazione del palco per un solo anno. Quando il palco si spezza del tutto, in corrispondenza del punto di rottura si forma un ispessimento e successivamente la stanga prosegue regolarmente lo sviluppo. Se invece la parte spezzata rimane attaccata alla stanga e l’ossificazione è ancora all’inizio, la crescita riprende nuovamente verso l’alto. Qualora infine la parte sopra la rottura risulti già ossificata, si rinsalda la frattura e nel punto della frattura si sviluppano formazioni irregolari come piccole punte e aghi.
Essendo in tessuto vivo e riccamente vascolarizzato, in caso di lesioni il velluto va incontro a rapida cicatrizzazione, soprattutto se si tratta di lesioni superficiali come nel caso di colpi accidentali, tagli causati dal filo spinato. Se si tratta invece di una ferita profonda con perdita di sangue e asportazione di parte del velluto, si hanno deformazioni evidenti. In molti casi non si produce un’anomalia importante. Il centro nervoso che regola la formazione del trofeo memorizza però il trauma e determina una deformazione anche l’anno successivo.
Quando poi trauma colpisce il bottone iniziale, in fase di velluto, dopo la cicatrizzazione si generano nuove zone di formazione cornuale che portano alla crescita di numerose punte con possibile distribuzione e crescita a pollonaia, ossia analoga ai polloni che crescono dal tronco reciso di un albero.
Un trauma su velluto già calcificato può invece portare alla perdita della parte superiore spezzata o alla formazione di corna a tronconi oppure di corna piegate. In questi casi spesso la parte di stanga fratturata non viene perduta, ma trattenuta dal velluto elastico. E qualora sia garantita la vascolarizzazione, può continuare a sopravvivere e crescere, formando generalmente un angolo a uncino. Un trofeo guarito non presenta segni particolari di cicatrizzazione, come invece avviene per le ossa degli arti.
Altre alterazioni del trofeo di capriolo
Ci sono poi casi meno gravi ove le corna sono solo rotte senza che la parte distale perda il suo naturale orientamento. In questi casi la saldatura delle due parti è veloce e risulta accompagnata dalla formazione di un rigonfiamento ed edema della regione di velluto interessata. Tali rigonfiamenti possono essere grandi fino a dieci centimetri di diametro e generalmente hanno vita temporanea a seguito dell’assorbimento dei liquidi prodotti (pus) da parte del tessuto morbido e spugnoso del corno: progressivamente il tessuto corneo si indurisce con la forma gonfiata.
In sintesi, a seconda dell’intensità e della zona del trauma e del grado di sviluppo del trofeo al momento della lesione è possibile avere interruzione della crescita a diversa altezza con aspetto a moncone della stanga interessata, presenza di una doppia stanga a direzione anomala a origine dalla medesima rosa, deformazione a gomito della stanga, con eventuali becchi ossei in numero elevato (trofeo a pollonaia), presenza di una o ambedue le stanghe (trauma bilaterale) con punte plurime e di lunghezza variabile.
Infine, le temperature inferiori a -20° C possono determinare nel capriolo alterazioni dello sviluppo del palco, a causa della riduzione della circolazione sanguigna nel velluto. Spesso dopo inverni molto rigidi si osservano caprioli maschi provvisti di stanghe corte, atrofizzate, amputate all’apice e generalmente non ramificate. Le stanghe sono in pratica ridotte a mozziconi. La loro base è completamente formata, ma l’asta si arresta poco sopra la rosa, terminando con una superficie apicale piana. In tali casi le stanghe hanno uguale lunghezza e sembrano essere state tagliate di netto. La conferma della morte improvvisa della parte superiore della stanga in velluto è data dalla presenza, sopra i mozziconi maturi e calcificati, di una scura massa porosa, che costituisce appunto il tessuto morto. Normalmente questa parte viene poi perduta assieme al velluto.