Il ministero dell’Agricoltura ha risposto all’interrogazione di Francesco Bruzzone sullo status dei richiami vivi d’allevamento.
Il governo Meloni condivide la linea di Francesco Bruzzone, deputato della Lega, che in un’interrogazione presentata lo scorso febbraio aveva sottolineato il vuoto normativo sullo status della richiami vivi d’allevamento e aveva suggerito di riempirlo recependo gli indirizzi della giurisprudenza, secondo la quale gli esemplari selvatici sono esclusivamente quelli d’origine selvatica; non possono dunque rientrare in questa categoria quelli nati in cattività. Lo fa sapere l’ufficio stampa della Lega prima che il testo della risposta sia comparso sul portale ufficiale della Camera.
La risposta del ministero dell’Agricoltura è per Bruzzone «un parere d’indirizzo» che di fatto rappresenta «l’avvio di modifiche normative». La fauna allevata «è sottoposta a una diretta selezione da parte dell’uomo, che ne controlla e regola la riproduzione»; è lui inoltre che «ne plasma nel tempo genoma e attitudini»; pertanto è chiaro che non possono valere «gli obblighi previsti per la fauna selvatica omeoterma».
Bruzzone ritiene dunque che sia l’occasione giusta «per far chiarezza sulle numerose controversie legate ai richiami vivi d’allevamento, detenuti e utilizzati nella caccia da appostamento». La fauna selvatica è infatti proprietà indisponibile dello Stato, la fauna allevata proprietà dell’allevatore o del detentore.
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