L’Ispra ha scritto alle Regioni e al governo suggerendo una serie di interventi restrittivi alla stagione venatoria 2021/2022.
In discussione ci sono allenamento cani, caccia da appostamento, caccia agli uccelli acquatici e alla selvaggina stanziale: le temperature estive superiori alla media, la siccità crescente e gli incendi che hanno interessato soprattutto Calabria, Sardegna e Sicilia inducono l’Ispra a suggerire una serie di interventi restrittivi alla stagione venatoria 2021/2022. Questi provvedimenti, si legge nel documento inviato alle Regioni e al governo, andrebbero assunti «in particolare» (ma evidentemente non solo) nei territori «interessati da incendi estesi e condizioni climatiche estreme nel corso dell’estate».
L’Ispra suggerisce innanzitutto di sospendere l’addestramento e l’allenamento cani finché non saranno ripristinate le condizioni ambientali originarie, vegetazione inclusa; si tratta infatti di attività stressanti per galliformi, lagomorfi e ungulati. È poi opportuno vietare la caccia da appostamento finché continuerà il deficit idrico: si rischia infatti di concentrare il prelievo in corrispondenza dei punti di abbeverata. Il divieto è tanto più urgente in quei territori in cui è prevista l’apertura anticipata. Sulla caccia agli uccelli acquatici, anatidi e altri uccelli di palude, è bene prendere tempo e posticipare l’avvio del prelievo almeno a inizio ottobre; «sulla base dell’andamento climatico che caratterizzerà il mese di settembre si potrà valutare se la situazione si sarà normalizzata o potranno rendersi opportune ulteriori misure di tutela».
Caccia alla selvaggina stanziale: le indicazioni di Ispra per la stagione venatoria 2021/2022
E in assenza d’informazioni dettagliate sulle popolazioni l’Ispra ritiene necessario ridurre la pressione venatoria sulla selvaggina stanziale rinviando l’apertura a inizio ottobre o limitando il carniere. Serve particolare attenzione nei territori interessati da ripopolamenti di lepri e galliformi. «La mortalità dei soggetti rilasciati, già elevata in condizioni ambientali normali, potrebbe infatti diventare talmente alta da rendere pressoché inefficace lo stesso intervento di ripopolamento». Se la selvaggina non è stata ancora immessa, l’Ispra suggerisce di attendere e dunque di rinviare l’apertura alle specie oggetto di ripopolamento; altrimenti è «realistico che solo una frazione minima dei contingenti introdotti in natura sia ambientata». C’è comunque bisogno di «provvedimenti volti a evitare un eccessivo prelievo nei confronti delle popolazioni naturali».
L’ultima indicazione riguarda il divieto di caccia biennale nelle foreste incendiate: devono far parte dell’area tutte le zone percorse dal fuoco e le fasce contigue. Dal 1° gennaio al 14 agosto, ricorda l’Ispra, gli incendi hanno toccato 120.166 ettari.
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