La gestione delle specie esotiche invasive è carente: la Commissione europea ha aperto una procedura d’infrazione contro l’Italia.
C’è anche l’Italia nell’elenco dei quindici Paesi contro cui la Commissione europea ha aperto una procedura d’infrazione per le loro carenze sulle specie esotiche invasive; in sette mesi non sono arrivate risposte soddisfacenti alla lettera di costituzione in mora spedita lo scorso giugno. Ora ci sono sessanta giorni per adottare le misure che la Commissione europea ritiene necessarie; se anche stavolta non saranno adeguate, arriverà il deferimento alla Corte di giustizia dell’Unione europea.
“Le specie esotiche invasive rappresentano una delle cinque principali cause della perdita di biodiversità in Europa e nel mondo” scrive la Commissione europea dando notizia della procedura; ma quindici Stati membri (oltre all’Italia ci sono Belgio, Bulgaria, Cipro, Francia, Grecia, Irlanda, Lettonia, Lituania, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Slovenia e Slovacchia) non hanno preso provvedimenti per prevenirne l’introduzione e ridurne la diffusione. Ci si attendeva invece che elaborassero un piano d’azione per gestire i principali vettori, in gran parte accidentali, tramite i quali le specie colonizzano l’Europa.
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