Con un decreto cautelare il Tar ha sospeso la stagione di caccia in Lombardia.
Fino al 7 ottobre non si potrà andare a caccia in Lombardia. Lo ha deciso il presidente del Tar accogliendo in via cautelare il ricorso della Lac di cui Barbara Mazzali (Fratelli d’Italia) aveva dato notizia qualche ora prima. I rischi per la fauna, si legge nel decreto, impongono di decidere con urgenza e dunque di non attendere la prossima riunione collegiale.
La cabina di regia del mondo venatorio ha saputo della sospensione mentre era riunita per discutere del referendum sulla caccia. Visto che il decreto «è inaccettabile», è il senso della nota, bisogna che la Regione si attivi immediatamente e «consenta a tutti i cacciatori lombardi di tornare a caccia subito, comunque ben prima del 7 ottobre». Qualora la risposta non arrivasse nel giro di poche ore, le associazioni venatorie «sono pronte a mobilitarsi con concrete attività di protesta».
Ma non dovrebbe essercene bisogno. A quanto filtra, la giunta sta infatti lavorando a un provvedimento che nel giro di poche ore riapra la caccia in Lombardia. Al momento, in attesa di chiarimenti ulteriori, rimane consentita la caccia di selezione agli ungulati oggetto di specifici piani di prelievo.
Le reazioni della politica
Nel frattempo la maggioranza che sostiene la giunta Fontana attacca il tribunale. Per Barbara Mazzali la decisione è «assurda, scellerata e senza alcun supporto scientifico»; l’impatto su agricoltura, caccia ed economia rischia di essere devastante. «Insieme al tiro e in generale al mondo delle armi e delle munizioni, la caccia rappresenta una voce fondamentale nel sistema economico italiano». Per i lavoratori dell’indotto ora «riparte un nuovo lockdown che per molti di loro vorrà dire inevitabilmente la fine, e la chiusura per le loro aziende. Anni di lavoro, esperienza ed eccellenza rischiano d’essere spazzati via da un animalismo becero e pieno di contraddizioni».
Roberto Anelli, capogruppo leghista in consiglio regionale, considera la sospensione «un fatto singolare e discutibile», a fronte di un calendario «sottoposto con esito positivo a una valutazione d’incidenza ambientale». Anche da qui arrivano comunque rassicurazioni su quanto accadrà: giunta e maggioranza «sono al lavoro per consentire» la rapida ripresa «della stagione venatoria» in Lombardia.
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