La Libera Caccia ha diffuso i risultati del sondaggio sulla caccia promosso in occasione di Caccia Village.
Per quasi due terzi dei 2.637 cacciatori intervistati l’operato della Regione negli ultimi tre anni è insufficiente (e per il 30% l’insufficienza è grave): anche se non è detto che il campione considerato sia statisticamente rappresentativo, esprimono un messaggio chiaro i risultati del sondaggio sulla caccia in Umbria promosso dalla Libera Caccia in occasione di Caccia Village.
Quasi tutti i cacciatori intervistati ritengono che la Regione dovrebbe farsi promotrice d’una riforma o addirittura dell’abolizione dell’Ispra (93%) e che si debbano uniformare le norme e le procedure che regolano il funzionamento degli Atc (95%), il cui ruolo dev’essere ricondotto alla sola gestione faunistica (94%). Si registrano maggioranze esplosive anche sull’importo massimo della quota d’iscrizione (per il 94% non deve superare i 25 euro), sulle modalità di pagamento delle tasse regionali (per il 95% no all’esclusiva con PagoPa) e sull’opportunità sia d’incentivare il ripopolamento di selvaggina stanziale (91%) sia di consentire la caccia in deroga a tortora dal collare, piccione selvatico e storno (96%; e nessuno contrario, solo un 4% di schede bianche).
Anche se con proporzioni un po’ più contenute i cacciatori umbri chiedono inoltre di raddoppiare il carniere giornaliero per allodola e colombaccio (79%), di riaprire la caccia sui valichi montani (66%; d’altra parte non è un tema su cui la Regione abbia grandi poteri) e di evitare di rifondere i danni da fauna selvatica con le quote versate dai cacciatori (65%).
Per Lando Loretoni, presidente regionale della Libera Caccia, si tratta d’indicazioni che la politica è bene che tenga presenti in vista «della fine della legislatura» (in Umbria si vota nel 2024) e «della prossima campagna elettorale».
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