Snack falsamente vegani di contrabbando come vettore della peste suina africana

Snack falsamente vegani di contrabbando come vettore della peste suina africana: cinghiale nella foresta
© Aleksander Bolbot / shutterstock

Il virus della peste suina africana potrebbe essere entrato in Italia per colpa d’alcuni snack cinesi che, importati illegalmente, contenevano carne suina infetta senza dichiararla.

In qualche modo l’uomo c’entra, ma non con la dinamica considerata più frequente: il virus della peste suina africana potrebbe infatti essere entrato in Italia per colpa d’alcuni snack cinesi di contrabbando, falsamente etichettati come vegetali ma la cui composizione in realtà conteneva carne suina, per di più infetta.

Lo ha detto il commissario straordinario Vincenzo Caputo nel corso di un’audizione in commissione Agricoltura alla Camera, specificando che sulla vicenda è in corso un’indagine (l’Asl di Napoli ha sequestrato circa venti tonnellate di prodotti alimentari di varia tipologia) e che l’hanno costretto a una dichiarazione pubblica le anticipazioni della stampa nazionale.

È possibile che qualcuno abbia abbandonato gli scarti o i residui di questi snack lungo il ciglio d’una strada o in un bosco, e che i cinghiali se ne siano nutriti; innocuo per l’uomo, il virus li ha infettati. La struttura commissariale e le forze dell’ordine stanno sorvegliando soprattutto mercati e negozi etnici dove questi prodotti, che non arrivano dal circuito d’importazione legale, potrebbero ancora trovare collocazione.

Della questione si parlerà a lungo, anche in commissione Agricoltura: il leghista Mirco Carloni che la presiede ha annunciato che prossimamente convocherà per un’audizione il comandante generale dei Nas.

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