Sentieri di Caccia n. 8 agosto 2019

L’opinione

Cinghiali urbani: un tema di cultura ambientale ed educazione civica

Che gli animali selvatici penetrino negli insediamenti umani e sfruttino gli ambienti urbani non è cosa nuova. E alcune città come Genova, Berlino e Barcellona hanno avuto il dubbio privilegio di essere le prime interessate dall’invasione dei cinghiali. Non è un caso: queste città sono prive di una vera e propria periferia e gli ambiti naturali rappresentati da boschi e aree verdi si compenetrano ai condomini. I cinghiali, quindi, devono percorrere soltanto pochi metri per uscire dalle zone di rifugio e raggiungere quelle di alimentazione. E sì, perché i cinghiali non vengono certo a cercarci per il piacere della compagnia, ma per la continua offerta di cibo che, consapevolmente o inconsapevolmente, possiamo loro elargire. Il “cibo facile” è infatti il principale motivo che spinge i cinghiali a muoversi tra vicoli, vie e strade cittadine. Di conseguenza, la prima cosa che i Comuni dovrebbero fare per arginare il fenomeno dovrebbe essere evitare che i rifiuti solidi urbani che contengono tanto cibo che noi umani buttiamo siano a disposizione dei cinghiali. Così facendo, “casualmente” vedranno ridotti anche i problemi derivati dalla presenza di ratti e gabbiani reali, altro flagello per i cittadini di tante città.

Fermo restando che non sporcare i luoghi pubblici abbandonando rifiuti dovrebbe essere un concetto di educazione civica ben radicato in ogni cittadino, ma in realtà evidentemente non lo è, occorrerebbe che le amministrazioni pubbliche prendessero un primo e semplice provvedimento per cominciare ad arginare in maniera efficace il problema della “fauna urbana”.

I Comuni dovrebbero comunicare in modo chiaro e perentorio che somministrare cibo ai cinghiali è un reato che può essere perseguito penalmente. E a questa prima fase informativa dovrebbe seguire quella repressiva attraverso un sistema di vigilanza che colpisca i cittadini maleducati che depongono la spazzatura fuori dagli appositi contenitori o i cittadini troppo “amorevoli” che trattano i cinghiali alla stregua dei gatti randagi rimpinzandoli di cibo. Già operando in questo modo si metterebbe un bel freno al fenomeno. In alcune zone è poi sicuramente possibile realizzare recinzioni comprensoriali che impediscano ai cinghiali di spostarsi nei centri urbani e questa è un’opera di cui potrebbero farsi carico i cacciatori, che già in diversi casi si sono dimostrati efficienti e insostituibili collaboratori in varie attività inerenti la gestione faunistica e ambientale. In provincia di Savona ad esempio, la squadra di caccia del Comune di Magliolo ha installato (e tuttora si occupa della manutenzione) una recinzione elettrificata che da oltre due anni ha reso questa ridente cittadina un luogo libero da cinghiali.

Il tema è invece più complesso quando i cinghiali vivono in zone urbane in cui facilmente possono diventare causa di incidenti stradali. In questo caso sono purtroppo destinati all’abbattimento; purtroppo, perché questa azione sancisce il fallimento delle buone pratiche gestionali. La legge, infatti, impedisce la traslocazione dei cinghiali catturati in città se non in strutture chiuse e adeguate, e anche se questi animali venissero riportati nei boschi, sicuramente si ripresenterebbero nei centri cittadini a ricercare cibo facile.

Cominciamo dalle cose semplici: i cinghiali non sono gatti, non addomestichiamoli fornendogli cibo. E allora non avranno dubbi che il bosco è una casa più accogliente.

 Andrea Marsan