Dopo l’ordinanza del Tar del Piemonte che ha riaperto la caccia a moretta, coturnice e fagiano di monte, le associazioni venatorie continuano a discutere.
«È un peccato» che una vittoria in tribunale sia oscurata dalla «sterile polemica» della Federcaccia del Piemonte, che per commentare l’ordinanza con cui il Tar ha riaperto la caccia a moretta, coturnice e fagiano di monte (resta chiusa soltanto alla pernice bianca) «non ha trovato di meglio da fare che cercare di screditare il resto del mondo venatorio», definendo «il nulla» l’impegno delle altre associazioni venatorie: con queste parole Remo Calcagno, presidente regionale dell’Arcicaccia, interviene nella polemica delle ultime ore, rimarcando al contempo il peso della compattezza delle altre sigle, fondamentale per ottenere un esito positivo.
Quando la Federcaccia «era da sola in prima istanza», segnala Calcagno, il risultato era stato diverso: «non sarà forse che con le proprie memorie difensive le altre associazioni hanno portato un valore aggiunto alla causa?».
Anziché attaccarlo, per l’Arcicaccia la Federcaccia dovrebbe unirsi al resto del mondo venatorio regionale, per incalzare le istituzioni affinché correggano rapidamente le lacune legislative ed evitino altri ricorsi.
Sulla controversia interviene anche Christian Maffei, presidente nazionale dell’Arcicaccia: convinto che non siano sulla medesima linea dei dirigenti piemontesi, auspica «una presa di distanza netta» dei vertici della Federcaccia.
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