Scontro sull’Enci tra Lollobrigida e il Partito democratico

Scontro sull’Enci tra Lollobrigida e il Partito democratico: setter irlandese
© Edgar G Biehle / shutterstock

Il Partito democratico attacca il ministro Lollobrigida dopo la sua risposta all’interrogazione sull’Enci.

Sull’Enci, con la nomina di una commissione di verifica, «abbiamo fatto tutto quello che dovevamo fare; e chi ne fa parte lavora [bene]»: così nel corso del question time Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura, ha risposto all’interrogazione («la settima delle opposizioni») che gli hanno rivolto Michele Fina, Francesco Boccia e Cristina Tajani, senatori del Partito democratico.

L’Enci, ribadisce Lollobrigida, è un ente di diritto privato: il potere di vigilanza del ministero dell’Agricoltura si limita esclusivamente alla tenuta dei libri genealogici e alla verifica dei requisiti anagrafici delle razze canine. Solo a tutela di questi due aspetti si può ipotizzare un commissariamento; per il resto l’Enci ha piena autonomia, e il governo non può interferire con le scelte gestionali, tra le quali rientrano anche le decisioni sul bilancio.

Il Partito democratico all’attacco

Su questo infatti verteva l’interrogazione del Pd, che aveva chiesto al governo di intervenire per assicurare «il corretto impiego dei fondi e delle risorse di cui l’Enci dispone», e di attivarsi per «verificare che le attività gestionali [siano conformi] alla normativa».

La risposta ha fatto infuriare il Pd. Stefano Vaccari, capogruppo in commissione Agricoltura alla Camera (sue un paio d’interrogazioni, cui aveva replicato il sottosegretario Luigi D’Eramo), la definisce «imbarazzante»: la gestione dei libri genealogici, dice, ha come conseguenza «il pagamento dei diritti per iscrivere un cane o una cucciolata, o denunciare un accoppiamento»; a ciò si aggiungono «i soldi per il rilascio di un pedigree o per partecipare alle expo e alle prove di lavoro». Tutto ciò equivale «a diversi milioni di introiti all’anno, che non ci sarebbero stati senza l’affidamento dei libri genealogici».

Per Vaccari sono troppe le questioni ancora aperte, «dai pedigree falsi ai mancati controlli delle cucciolate e al doping» passando per «i rimborsi spese, le verifica delle incompatibilità, le questioni [che riguardano] il benessere animale, le prove di lavoro che si svolgono [durante la] riproduzione della fauna selvatica». Vaccari non esclude che «alla fine debbano essere i tribunali a dirci la verità sull’Enci: allora la sorpresa e la responsabilità saranno anche maggiori».

Non perdere le ultime notizie di caccia e poi i test di ottichearmi e munizioni sul portale web di Caccia Magazine.