Sardegna: il santuario della beccaccia

Santuario della beccaccia

Sull’altipiano della Giara, nel cuore della Sardegna, è stato istituito il santuario della beccaccia, analogo a quello già realizzato a Vormsi, in Estonia.

Qualche anno di lavoro compiuto da un gruppo di appassionati beccacciai isolani del Centro studi beccaccia (Csb) Sardegna, eseguito in sinergia le associazioni di beccacciai oggi unitesi in Ubi (Unione per la beccaccia – Italia), ha portato all’istituzione del secondo santuario della beccaccia in Europa (il primo è a Vormsi, in Estonia). Un progetto ambizioso e molto importante, sia per le conoscenze e gli studi sulla specie beccaccia, sia per la Sardegna. Per mettere a fuoco la genesi del progetto e gli obiettivi futuri abbiamo coinvolto Michele Cadeddu, presidente del Csb Sardegna.

Quando e come è nata l’idea di realizzare un santuario della beccaccia sull’altopiano della Giara?

L’idea è nata durante una telefonata avvenuta circa quattro anni fa tra Alberto Pellegrini, uno dei fondatori del santuario dell’isola di Vormsi, già presidente del Club della Beccaccia e oggi membro della commissione cinofila di Ubi, e me. In quell’occasione Alberto mi propose di istituire un santuario anche in Sardegna e io di questo ne fui entusiasta. Pian piano, da una telefonata si è passati a compiere i primi passi; così, grazie alla collaborazione tra il Club della Beccaccia, Beccacciai d’Italia – oggi entrambi confluiti in Ubi – e il Csb Sardegna di cui sono presidente, si è data spinto a questo importante progetto, che poi è passato attraverso le istituzioni comunali, provinciali e regionali, ciascuna secondo le proprie competenze, fino a giungere a una delibera istitutiva da parte della Regione.

Quale scopo si prefigge questo progetto?

Nelle intenzioni vi è l’idea di operare nel santuario sardo un’attività di studio speculare a quella dell’isola estone, disponendo di una zona interdetta alla caccia (come è appunto la Giara, già oasi di protezione faunistica) dove svolgere attività di studio, monitoraggio, cattura, inanellamento e anche di semplice osservazione del comportamento delle beccacce, nonché di raccolta di tutta una serie di informazioni e dati sulla Scolopax rusticola. Il tutto al fine di conoscere in maniera sempre più approfondita l’etologia della specie.

Progetti e studi speculari, ma non uguali, tra i due santuari?

Sì, esatto. Intanto perché verranno studiati i comportamenti della beccaccia in diversi momenti della sua vita: durante la nidificazione e la migrazione post nunziale nel nord-est dell’Europa e poi durante la migrazione post-nuziale e lo svernamento in un ambiente completamente diverso e in tutt’altra latitudine. In questo modo si ampliano notevolmente i periodi di osservazione della specie, monitorando anche una diversa fase della vita della beccaccia. Inoltre, mentre nell’isola di Vormsi i tempi di studio sono piuttosto limitati (parliamo di un mese, talvolta due settimane), sulla Giara lo svernamento consente periodi di osservazione prolungati, che vanno dal momento dei primi arrivi di metà novembre fino al momento delle ultime partenze di marzo e anche di aprile. Questo consente di disporre di un tempo più lungo per le nostre ricerche.

Come avete lavorato per giungere a questo risultato? Qual è stata la reazione al vostro progetto da parte degli enti comunali, provinciali e regionali?

L’idea iniziale era quella di creare un santuario che offrisse l’opportunità di studiare le beccacce in periodi e situazioni diverse da quelle che si presentano ogni anno a Vormsi: uno iniziale (nel nord-est europeo) e l’altro pressoché finale (in Sardegna). Per realizzare questo progetto ci siamo rivolti innanzitutto alla Regione Sardegna, in particolare al dottor Brugnone, e abbiamo presentato la bozza del progetto; la risposta della Regione è stata entusiastica, sia per i vantaggi che otterrà la Sardegna in generale, sia per il lustro di cui godrà il Comune di Gesturi. La Giara offre già tante attrazioni naturalistiche per tutti, ma il progetto del santuario della beccaccia darebbe un’ulteriore opportunità, anche se limitata al mondo scientifiche, che tuttavia non è da sottovalutare, tenuto conto che gli studiosi della specie sono dislocati, oltre che in differenti zone d’Italia, in diverse nazioni d’Europa (Francia, Spagna, Ungheria, Estonia). Anche il sindaco di Gesturi ha accolto il progetto con entusiasmo, ci ha sostenuti e continua ad accompagnarci nel nostro cammino. Non da meno è stata la Provincia del Medio Campidano, specialmente nella persona del dottor Sandro Fois, dove abbiamo riscontrato molto interesse e ricevuto un aiuto significativo, finché siamo giunti alla vera e propria delibera regionale di approvazione dell’istituzione del santuario. Il cammino istituzionale del progetto ha seguito un percorso fluido e positivo, abbiamo trovato porte aperte e partecipazione.

Il santuario copre l’intera Giara, quindi tutti i Comuni o solo il territorio di alcuni di essi?

Per il momento il santuario è limitato all’agro del Comune di Gesturi, quindi parliamo di un territorio di circa 2.000 ettari. E’ quindi limitato per tre lati dai tipici costoni che caratterizzano l’altopiano, mentre all’interno è un muro a secco a segnare il confine con gli altri Comuni.

Ci sono cambiamenti nella gestione del territorio della Giara ora che è nato il santuario della beccaccia?

Cambiamenti macroscopici non ce ne sono perché la Giara è oasi permanente già da tanti anni; questa situazione giuridica del territorio è la caratteristica principale che ha consentito di realizzare il santuario, così da permettere di effettuare studi e monitoraggi su animali non soggetti allo stress della pressione venatoria o anche solo dell’addestramento dei cani, se non per la piccola parte di tempo in cui vengono autorizzate le prove cinofile e il monitoraggio con il cane da ferma (che costituisce una parte del progetto di studi effettuati sulla specie). La differenza rispetto al passato sarà, quindi, quella di consentire l’ingresso con i cani per i soli monitoraggi, che dovranno essere ovviamente calendarizzati, richiesti e autorizzati in tutte le sedi opportune.

Il santuario di Vormsi si trova a nord-est rispetto alla Sardegna, a 2.300 km in linea d’aria dalla nostra isola; c’è un motivo in particolare per cui si è pensato a un santuario esattamente dalla parte opposta dell’Europa?

La scelta è legata a due fattori principali. Il primo l’ho già esplicitato: in Sardegna si può osservare e studiare la specie in un periodo di vita diverso da quello della nidificazione. Il secondo fattore è legato al fatto che, stando alle osservazioni effettuate negli scorsi anni, la migrazione delle beccacce in Sardegna ha la peculiarità di una forte presenza di adulti e proprio questo fatto potrebbe essere oggetto di studio nel santuario, così da offrire risposte più precise rispetto alle ipotesi fatte finora. Tra queste la supposizione che il “salto del Tirreno” verrebbe affrontato per lo più dalle beccacce adulte e più esperte, che “hanno in memoria” un ambiente poco antropizzato e ricco di cibo. Quindi probabilmente la Sardegna è stata scelta per istituire il santuario anche per questa peculiarità.

Il lavoro che vi apprestate a svolgere sulla Giara sarà speculare a quello fatto a Vormsi?

Nella fase iniziale probabilmente i progetti saranno analoghi; poi, anche in base ai primi risultati che si otterranno, se vi saranno grandi differenze rispetto a quanto emerge ogni anno nell’altro santuario, i lavori e gli studi potrebbero prendere direzioni e contenuti anche differenti. Per questo motivo bisognerà coinvolgere attivamente le équipe di studio al fine di compiere le loro ricerche con la medesima metodologia scientifica utilizzata nell’isola di Vormsi, per rendere possibile e significativo un confronto statistico dei risultati conseguiti nelle due realtà.

Come lavorerete e quale sarà il primo progetto di ricerca che prenderà vita nel santuario?

La nascita del santuario è il primo progetto già portato a termine! Il prossimo passo sarà l’istituzione di un’équipe di studio composta da determinate figure professionali, tra cui anche inanellatori abilitati, a garanzia dell’applicazione di determinati protocolli durante l’attività di ricerca. I primi lavori sull’altopiano saranno probabilmente i censimenti con i cani da ferma, per i quali abbiamo già fatto corsi e abilitazioni di conduttori e cani. Poi si dovranno individuare le aree migliori per le catture notturne e gli inanellamenti; a questo proposito, già all’ingresso della Giara ci sono campi privi di vegetazione e particolarmente frequentati dalle beccacce, tanto che diverse persone del posto hanno avuto modo di vedere anche 10-15 beccacce tutte insieme in pastura. Un’importante attività di inanellamento sulla Giara, con eventuali ricatture, potrà offrire una visione molto più completa delle varie rotte di migrazione. Si faranno osservazioni e censimenti al crepuscolo, quando le beccacce vanno a pasturare. Ma ci sono anche altre curiosità che probabilmente meritano di essere approfondite a livello scientifico. Insomma, c’è tanto lavoro da fare, quindi la mera istituzione del santuario è solo il punto di partenza di questa avventura!

Il santuario sarà per Gesturi, e quindi per la Sardegna, anche un’occasione per ospitare eventi internazionali nell’ambito della gestione e della caccia alla beccaccia?

Perché no? Potrebbe ospitare le periodiche assemblee della Fanbpo, quindi incontri e conferenze con confronti sugli studi eseguiti sulla beccaccia a livello internazionale. La beccaccia e il santuario potranno essere una vera e propria vetrina per far conoscere la Sardegna a livello internazionale anche sotto aspetti prettamente cinegetico-venatori.

In conclusione, un libero pensiero…

Siamo partiti che eravamo quattro gatti un po’ improvvisati, neanche presi troppo sul serio dalle istituzioni. Poi siamo arrivati a questo risultato con grande soddisfazione e riteniamo di avere fatto un passo avanti per la gestione faunistico-venatoria della specie beccaccia, soprattutto relativamente alla Sardegna, dove la caccia a questo scolopacide è ancora poco praticata e vanta pochi appassionati. Con il tempo abbiamo messo su un buon numero di monitoratori, di interessati al progetto e ora anche di una vera e propria zona di studio istituzionalizzata!