L’ultimo weekend di caccia ai calvi di capriolo, sulle colline dell’Aretino, è un’occasione imperdibile per mettere alla prova la carabina Sabatti Rover Carbon, caratterizzata da un’esclusiva calciatura in fibra di carbonio che determina un peso complessivo inferiore ai 2.500 grammi.
Da un paio di giorni appena ho ritirato l’ultimissima creatura del Custom shop di Sabatti, la rivoluzionaria carabina bolt-action Rover Carbon dalla leggerissima calciatura realizzata in fibra di carbonio. Sabatti, però, non si è limitata a montare una calciatura aftermarket, ma ha scelto di realizzarne una propria, brevettata, che impiega alcune soluzioni del tutto innovative. La calciatura si infatti presenta come un monopezzo in fibra di carbonio, mentre per la maggior parte le concorrenti sono costituite da due semigusci assemblati.
La linea di giunzione che si intravede sulla mezzeria è infatti attribuibile allo stampo, non a una saldatura successiva. Anche l’incassatura è ottenuta già in fase di stampo, quindi non sono necessari successivi interventi con l’impiego di resine, come spesso accade. Il risultato è una calciatura che pesa soltanto 483 grammi (calciolo in gomma ammortizzante incluso), mentre il peso complessivo della carabina si ferma a soli 2.461 grammi: una vera superleggera.
La Rover Carbon è in ogni caso una carabina adatta alle cacce più estreme, a quelle in montagna soprattutto, ma anche alla caccia alla cerca in generale. L’esemplare affidatomi è in calibro .308 Winchester (ma l’arma è disponibile anche in 6,5 Creedmoor, .270 Winchester, 7 mm Remington magnum e .300 Winchester magnum), un calibro sicuramente versatile e adatto anche per la caccia al capriolo.
E puntualmente ricevo un invito per un weekend di caccia in Toscana, in provincia di Arezzo. Sono ospite dell’armeria La Storica di Monte San Savino (Ar), che gestisce le aziende faunistico-venatorie Il Calcione e Castello di Gargonza. Questa volta gli oggetti della spedizione sono femmine e piccoli di capriolo, ma è ancora possibile prelevare anche il daino, sia maschio sia femmina e di qualsiasi classe.
Sabatti Rover Carbon calibro .308 Winchester: il test in poligono
Prima di partire per la caccia trovo ovviamente il tempo per una sessione in poligono per la taratura e la verifica della precisione della Sabatti Rover Carbon. Come consuetudine per le carabine Rover, la prestazione è al livello delle mie aspettative.
L’ho equipaggiata con un cannocchiale Delta Titanium 3-24×56 Ed, con reticolo dotato di punto rosso illuminato, ed eseguo la taratura con appoggio anteriore e posteriore, sparando alle distanze di 100 e 200 metri.
Tra i migliori risultati ottenuti c’è quello messo a segno con cartucce commerciali Fiocchi caricate con palla Hornady Sst di 150 grani, che fanno registrare una rosata di tre colpi a 100 metri in 26 millimetri. Ancora migliore il risultato ottenuto con la medesima cartuccia caricata però con palla di 180 grani (tre colpi in soli 10 millimetri a 100 metri); ma per la caccia al capriolo preferisco optare per la palla più leggera, che ritengo più idonea a un selvatico di mole contenuta. Completo l’azzeramento a 200 metri e sparo ancora qualche colpo per prendere confidenza con la carabina.
L’arma è leggera e a lungo andare si fa un po’ sentire alla spalla, ma è un prezzo che pago volentieri se in cambio posso avere una carabina così. Il freno di bocca a due stadi di cui è equipaggiata la canna mitiga comunque piuttosto bene l’impennamento; e poi a caccia un solo colpo dovrebbe bastare, almeno spero.
Un’inquadratura fugace
Il sabato mattina quindi parto con alcuni amici in direzione Monte San Savino, in modo da arrivare in tempo per un primo aspetto serale, per poi dedicare tutta la giornata di domenica alla caccia. Con me c’è anche Federica, la mia fidanzata, che dopo la sua prima esperienza di caccia in qualità di osservatrice sulle Highland scozzesi, qualche mese prima, è, per mia grande fortuna, abbastanza entusiasta della mia idea di weekend romantico. L’appuntamento è fissato all’armeria La Storica, per un rapido briefing prima di seguire le rispettive guide sul terreno di caccia. Io e Federica siamo assegnati alle cure di Santi, che per tutti è noto sin da bambino con il soprannome di Scozia, grande cacciatore ed esperto del territorio.
Partiamo sul suo fuoristrada e raggiungiamo il luogo deputato all’aspetto: una piccola radura che si affaccia su un uliveto, circondato a sua volta dal bosco. Nei giorni precedenti Scozia ha visto da queste parti un paio di femmine adulte di capriolo, quindi attendiamo con pazienza. Il sole inizia a tramontare e dei caprioli non c’è ancora traccia, tra gli ulivi non si vede alcun movimento.
Quando siamo ormai pronti a rinunciare, sbinocolo per un’ultima volta e qualcosa attrae la mia attenzione. Appena fuori dal margine del bosco, tra gli ulivi, c’è un capriolo. Osservo meglio: è una femmina, adulta e apparentemente senza piccolo al seguito. Ho soltanto una manciata di minuti e il sole è ormai sparito dietro la collina: sono le ultimissime luci. Appoggio la carabina sullo zaino: l’astina piatta nella parte inferiore e larga 45 millimetri offre un appoggio molto stabile. Cerco il capriolo nel cannocchiale, al minimo ingrandimento, ma sembra scomparso. Lo cerco di nuovo con il binocolo: niente, sparito. «Eccola! Si è spostata più a sinistra, tra gli ulivi», sussurra Federica, alle mie spalle.
La ritrovo con il binocolo e cerco di inquadrarla nel cannocchiale. La vedo solo per un istante, ma quando cerco di aumentare gli ingrandimenti l’immagine diventa troppo scura e il capriolo sparisce dietro un ulivo. «È troppo buio, non riesco a vederla bene nel cannocchiale, meglio lasciar perdere». Ancora qualche minuto, poi un abbaio e la sagoma della femmina di capriolo che appare a tratti tra gli alberi, in fuga verso un rifugio sicuro all’interno della macchia, forse spaventata dal nostro odore o forse da qualcosa che noi non possiamo avvertire.
Tutto troppo rapidamente
Per la caccia della mattina successiva il nostro accompagnatore è Paolo Duchi, uno dei padroni di casa. Partiamo con il suo Toyota Land cruiser ben prima dell’alba e raggiungiamo rapidamente la nostra zona di caccia, dopo qualche curva e qualche sobbalzo su una strada bianca. Parcheggiato il fuoristrada, tolgo la Sabatti Rover Carbon dal fodero, estraggo il caricatore polimerico con capacità di sole due cartucce e lo riempio.
Il caricatore è minimale, trattenuto da un dente fisso nella parte anteriore e da una leva a bilanciere in quella posteriore. Calibri short e long sfruttano la medesima azione, quindi il caricatore ha le stesse dimensioni; soltanto che nei calibri short, come il .308 Winchester, è presente un blocchetto polimerico nella parte posteriore per colmare il vuoto e garantire una corretta alimentazione. Camero la prima cartuccia, inserisco la sicura e ci incamminiamo.
Raggiungiamo in pochi passi il margine di una radura, circondata su tre lati dagli ulivi e sul quarto da una macchia di querce. Arrivati sul margine ci fermiamo, Paolo e Federica stanno per procedere per raggiungere una posizione migliore da cui attendere, ma io, con un rapido cenno, li fermo. In mezzo al campo, a una cinquantina di metri da noi, c’è nell’oscurità una sagoma che non mi convince. Alzo il binocolo e riconosco le sagome di quattro animali. Poi un palco dalle forme inconfondibili: sono quattro daini. È troppo buio per capire se gli altri tre siano fusoni o femmine, ma il quarto è sicuramente un maschio. Paolo se ne accorge e mi invita a prepararmi.
In una frazione di secondo sono sdraiato a terra, la carabina Sabatti Rover Carbon sullo zaino e il cannocchiale al minimo ingrandimento per sfruttare al meglio la poca luce disponibile. Vorrei attendere, meditare il tiro, ma i daini hanno avvertito qualcosa di strano e iniziano a muoversi. Non è una vera e propria fuga, compiono qualche scatto, poi si fermano, si guardano intorno e cercano di identificare la fonte del pericolo.
Le conseguenze della fretta
Per un momento il maschio si blocca a un’ottantina di metri, a cartolina. Inizio a tirare il grilletto, ma nella fretta mi accorgo di non aver tolto la sicura. Gli animali si muovono, girano su sé stessi e si mescolano: tutto da rifare. Riesco di nuovo a individuarlo, è un po’ di punta e gli altri tre si stanno allontanando. Tolgo la sicura e, senza pensare troppo, sparo con la Sabatti Rover Carbon. Mi accorgo subito di aver strappato, ho l’impressione che il colpo sia andato a sinistra e l’animale si allontana apparentemente illeso.
Quando la luce aumenta, ci precipitiamo a verificare l’anschuss: niente sangue, niente tracce su tutto il percorso fatto dall’animale nel prato, né nel punto in cui è entrato nel bosco. Sentiamo di poter escludere con certezza un ferimento e io tiro un sospiro di sollievo. Avrei potuto azionare lo stecher, avrei potuto accendere il punto rosso del cannocchiale e, soprattutto, avrei potuto attendere un po’ e ragionare meglio. Ho avuto fretta e ne pago le conseguenze, per fortuna soltanto io e non anche il daino, che è fuggito illeso.
Mentre mi tormento ripensando agli errori, seduto sul margine del campo nella speranza che qualche altro animale possa farsi vedere, vedo una sagoma scendere giù per la collina di fronte a noi, tra gli ulivi. Alzo il binocolo: è un lupo. Sembra un esemplare giovane, in piena salute, nessun dubbio che possa trattarsi di un ibrido: è certamente un lupo.
Si ferma a un centinaio di metri da noi e ci fissa per un paio di minuti, immobile. I nostri sguardi si incrociano per un po’, poi, lentamente, si volta e si allontana alla nostra sinistra, senza troppa fretta. Tra il rumore dello sparo e il passaggio del lupo mi sento di escludere che un capriolo o un daino possano tornare da queste parti e Paolo è d’accordo con me. Decidiamo di muoverci e di dedicare il resto della mattinata alla cerca, sperando di trovare caprioli ancora in pastura in altre zone.
Sabatti Rover Carbon: la gallery fotografica
Sabatti Rover Carbon: una carabina ultraleggera
Avvistiamo in poco tempo due femmine di capriolo, ma sono distanti da noi e vicine a un casale abitato. Avvicinandoci rischieremmo soltanto di spingerle ancora più vicino alla casa, rendendo poi impossibile il tiro e inutile l’avvicinamento, quindi decidiamo di passare oltre. Raggiungiamo un lungo sentiero in salita con un campo più piccolo sulla sinistra e una fascia di bosco stretta e lunga sulla destra, che segue il sentiero e ci separa da un pendio più ampio.
Seguiamo la strada in fila indiana, in religioso silenzio, e in alcuni punti, dove la vegetazione consente il passaggio senza fare troppo rumore, Paolo mi indica di andare avanti sulla destra, per dare un’occhiata alla valle che si apre oltre gli alberi. Durante una di queste osservazioni sorprendo due femmine e un piccolo di capriolo: sono soltanto a una cinquantina di metri da me e si accorgono della mia presenza non appena attraverso la striscia boscata, fuggendo a perdifiato senza che io possa fare nulla. Peccato.
Il sole nel frattempo splende già alto nel cielo, sono passate diverse ore e abbiamo camminato per un po’. Ho sempre portato la carabina Sabatti Rover Carbon in mano, anche perché, trattandosi di un esemplare di preserie, non sono state previste le magliette porta cinghia, che saranno però presenti sulle carabine di serie.
La Sabatti Rover Carbon è davvero leggera, si porta con facilità e non intralcia. Con la cinghia, oppure infilata nello zaino per una caccia di montagna, sarebbe come non averla. In più, il carbonio è stato finito per mezzo di una particolare verniciatura opaca, che riduce i riflessi di luce, mentre la parte cava è stata riempita con una schiuma poliuretanica, per evitare l’effetto cassa di risonanza e renderla più silenziosa anche in caso di sfregamento su abiti o vegetazione.
Avvistamento buono
Abbiamo raggiunto la fine del sentiero e svoltiamo verso destra, fermandoci sul margine della fascia di bosco. Davanti a noi inizia una salita, sulla destra una valle più ampia, sulla sinistra una piccola conca circondata da una macchia folta. «Vai avanti da solo per fare meno rumore, noi ti aspettiamo qui», mi spiega Paolo. «controlla su entrambi i lati: siamo ai confini della riserva, se non sono qui dobbiamo rientrare».
Rispondo con un cenno, senza nemmeno parlare, e mi incammino cercando di stare basso e di non fare rumore. Copro lentamente una ventina di metri e la valle sulla destra si apre davanti ai miei occhi, mentre a sinistra sono ancora riparato dalla collina. Il prato è illuminato dal sole, controllo più volte con il binocolo, con attenzione, ma dei caprioli non c’è traccia.
Resta l’ultima possibilità, oltre il dosso alle mie spalle, quindi mi sposto verso l’alto camminando il più lentamente possibile, scrutando il terreno palmo a palmo. Nella piccola conca, ancora in ombra, ci sono un po’ di sterpaglie alte e in fondo, a pochi metri dalla macchia, una sagoma inconfondibile. Mi inginocchio e mi avvicino lentamente, per osservare senza essere troppo visibile.
Alzo il binocolo, ma nella posizione in cui è non vedo né la testa né lo specchio anale, soltanto, ironia della sorte, la spalla di un animale che non posso identificare. Attendo qualche istante e l’animale alza la testa: è un maschio, con un bel trofeo alto e già quasi totalmente pulito. Soltanto un secondo di sconforto, ma, poi, penso che, forse, potrebbe non essere solo.
Con movimenti quasi impercettibili mi sposto verso destra, per vedere oltre le sterpaglie. Mi sposto di un paio di metri e vedo la sagoma di un altro animale. Da una seconda occhiata vedo distintamente la falsa coda: non ci sono dubbi, è una femmina.
L’ultima occasione con la Sabatti Rover Carbon
Il vento è buono e nonostante la distanza ridotta gli animali non si sono minimamente accorti della mia presenza, quindi continuano a brucare indisturbati. Lentamente, telemetro una distanza di 120 metri. Vorrei sparare da terra, sullo zaino, ma la conformazione del terreno e le sterpaglie alte mi tolgono visibilità. Mi metto quindi seduto a terra, con lo zaino in piedi davanti a me e l’astina della carabina poggiata sopra.
La posizione è piuttosto comoda e regolo gli ingrandimenti del cannocchiale per avere una chiara visione dell’animale. La femmina di capriolo continua a mangiare, a cartolina, mostrando il fianco sinistro.
Posiziono il reticolo appena dietro la spalla e, questa volta, aziono lo stecher della Sabatti Rover Carbon spingendo avanti il grilletto e riducendo il peso di sgancio da 1.500 a soli 400 grammi. Una leggerissima pressione dell’indice è sufficiente e lo sparo rompe la tranquillità della mattinata. Il capriolo accusa il colpo visibilmente, fa un salto e sparisce nel bosco.
Nel frattempo Paolo e Federica, che hanno osservato la scena dal basso ma senza poter vedere i caprioli, mi raggiungono. Racconto loro l’accaduto e spiego loro che sono piuttosto certo che il colpo sia andato a segno correttamente. Tuttavia non vediamo l’animale, quindi decidiamo di attendere il classico quarto d’ora prima di andare a verificare.
Un colpo ai polmoni
Raggiunto l’anschuss trovo evidenti tracce di sangue rosso, schiumoso e abbondante, indice di un colpo ai polmoni. Alzo lo sguardo e il capriolo è lì, a non più di dieci metri, esanime, appena un paio di passi dentro il bosco. La palla Hornady Sst di 150 grani è andata a segno dietro la spalla, uscendo tra le costole del fianco destro e colpendo entrambi i polmoni.
Per istinto l’animale è riuscito a fare l’unico balzo che ho potuto vedere dalla mia posizione, ma è crollato non appena entrato nel bosco. Mi chiedo come possa aver sbagliato un colpo come quello di poche ore prima al daino, in posizione prona, per poi riuscire a mettere a segno con precisione un tiro ben più complesso; ma la caccia è così, non tutto può essere spiegato. Ci aspetta una bella camminata per raggiungere il fuoristrada, con una femmina di capriolo di poco meno di trenta chilogrammi da portare con noi.
L’animale è effettivamente adulto e dall’usura importante dei molari ipotizziamo possa avere 7-8 anni. Aver dovuto faticare un po’ per prelevarla ha decisamente aumentato la mia soddisfazione, oltre ad avermi fornito un’occasione per apprezzare meglio le qualità della Sabatti Rover Carbon nella caccia alla cerca.
Dopo la cerca e il difficile avvicinamento, a breve distanza, quel tiro mi ha fatto riconciliare con me stesso dopo la padella della mattina. Certo, quel daino tornerà a tormentarmi nella memoria per un bel po’ di tempo, ma è anche vero che a volte si può imparare più da un fallimento che da un successo.
Sabatti Rover Carbon: la scheda tecnica
- Produttore: Custom shop Sabatti, via Volta 90, 25063 Gardone Valtrompia (Bs), tel. 030 8912207,
- Modello: Rover Carbon
- Tipo: carabina a ripetizione manuale
- Calibro: .308 Winchester (anche 6,5 Creedmoor, .270 Winchester, 7 mm Remington magnum, .300 Winchester magnum)
- Funzionamento: otturatore girevole-scorrevole con tre tenoni frontali
- Alimentazione: caricatore amovibile monofilare
- Numero colpi: 2+1
- Canna: lunga 560 mm, rotomartellata, profilo light fluted da caccia, volata di 15,9 mm filettata per il montaggio di freno di bocca
- Lunghezza totale: 1.115 mm
- Scatto: monostadio, peso dichiarato 1.400 g (rilevato 1.500), con stecher alla francese (peso dichiarato 300 g, rilevato 400 g)
- Percussione: percussore lanciato
- Sicura: manuale a leva, a due posizioni
- Mire: porzioni di slitta Picatinny integrali all’azione, per il montaggio di ottiche
- Materiali: canna e otturatore in acciaio al carbonio, azione in Ergal 55, calcio in carbonio
- Finiture: azione anodizzata, canna brunita opaca, otturatore satinato e brunito, calciatura verniciata trasparente opaca
- Peso rilevato: 2.461 g
- Prezzo: 2.300 euro
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