Necessità o tendenza, quello delle carabine compatte è un fenomeno dei nostri tempi. Destinate a recuperatori, battitori e canai, si sono diffuse tra i postaioli per trovare poi spazio anche nell’armadio di chi pratichi indifferentemente caccia di selezione e braccata. Che si chiamino Tracker, Battue o in altro modo che richiama alla mente una caccia rapida e di movimento, le moderne carabine da recupero sono strumenti precisi e affidabili in grado di offrire numerosi vantaggi. In primis dimensioni compatte e peso contenuto. Secondariamente una precisione che non ha nulla da invidiare agli altri allestimenti della gamma di riferimento. Non mancano però gli elementi critici, enfatizzati proprio dalla caratteristica peculiare di questa classe d’armi: la canna.
Il peso dei centimetri
Tutte le munizioni commercializzate secondo le norme CIP vengono testate in canne da 600 millimetri, nei calibri standard, e 650 millimetri, in quelli magnum. E, inevitabilmente, danno il meglio di sé proprio all’interno di questi parametri. Non è un caso che – anche nelle prove che effettuiamo – si rilevino differenze marcate tra i dati dichiarati dal costruttore e quelli rilevati. In questo senso concorrono molti fattori, dal tipo di rigatura al suo passo, dallo stato di usura della canna alla sua lunghezza.
Rispetto ai valori standard, una stima molto empirica ma generalmente accettata identifica in 15 m/s la perdita velocitaria per 5 centimetri di canna in meno. E se la canna fosse ancora più corta? Inevitabilmente andremmo a perdere altro in termini di velocità alla volata e ancor di più in termini di energia. Ma non basta.
Una canna particolarmente corta che spari cartucce convenzionali non permetterà alla polvere di bruciare correttamente al suo interno, con una perdita di prestazioni più che proporzionale al ridursi della sua lunghezza, e produrrà una vampa particolarmente visibile e rumorosa. Sempre noiosa, addirittura dannosa quando si spari al crepuscolo e ci si trovi nell’eventualità della ripetizione del colpo. Se sparassimo con un silenziatore – ipotesi di scuola in Italia ma sempre meno peregrina nel resto d’Europa – andremmo anche a danneggiare il soppressore di suono. Insomma, portabilità e leggerezza, allo stato delle cose, entrano in conflitto con la balistica dell’arma.
Partendo da queste considerazioni, RWS ha allargato la propria offerta commerciale con i due caricamenti Short Rifle oggetto di queste note. Caricamenti pensati per carabine corte o addirittura super corte, con canne comprese tra i 16 e i 22 pollici (420-550 millimetri). Inizialmente proposti nel solo .308 Winchester, nel corso dell’anno ormai passato sono stati annunciati anche in .30-06 Springfield, .300 Winchester Magnum e 8×57 JS.
Nello specifico
Le nuove munizioni utilizzano una polvere particolarmente vivace e un innesco più potente della norma in modo da esprimere tutte le potenzialità del caricamento nei pochi centimetri di canna a disposizione. Cosa che incidentalmente abbatte notevolmente la vampa di volata e la deflagrazione, così da ridurre l’abbagliamento al crepuscolo e facilitare il ritorno in punteria. Puntando, in ultima analisi, ad annullare la differenza prestazionale tra un’arma compatta e una standard anche nei tiri alle distanze più lunghe.
Attualmente le cartucce Short Rifle della Performance Line sono disponibili in due differenti assetti che, per quanto riguarda il calibro .30, prevedono la palla senza piombo HIT da 150 grani e la convenzionale a frammentazione parziale Speed Tip Professional da 165 grani.
La prima è una monolitica in rame nichelato a espansione. L’acronimo HIT che la definisce identifica la High Impact Technology che si basa sull’inconfondibile HIT-Matrix, con la punta RWS TC (Twin-Compression Tip) e la cavità RWS ACC (Active-Crater Cavity), un foro di diametro crescente che favorisce l’espansione anche a velocità più basse. Ottima la ritenzione ponderale, stimata dal produttore nel 99%. La conformazione della palla e il suo ottimo coefficiente balistico contribuiscono a una traiettoria particolarmente tesa.
La palla a frammentazione parziale Speed Tip Professional è un prodotto di recente introduzione. Studiata per dare il meglio di sé nei calibri veloci, garantisce un ottimo rendimento su animali di ogni taglia da distanze ridotte fino a oltre i 300 metri. È concepita con una struttura a doppio nucleo di piombo sul principio H-Mantel: un nucleo anteriore un po’ più leggero destinato a frammentarsi precede un nocciolo posteriore più potente e robusto. L’espansione e la frammentazione dell’apice del proiettile è favorito dallo Speed-Tip con punta cava integrata. Il rivestimento in acciaio dolce nichelato, inoltre, garantisce bassi attriti, un’elevata stabilità di forma e assicura, anche su selvatici particolarmente robusti, il foro di uscita e la presenza della traccia di sangue.
Giochiamo un po’ con i numeri
In occasione della prova abbiamo utilizzato una carabina Steyr Scout calibro .308 Winchester caratterizzata da una canna da 460 millimetri (18 pollici), destinazione ideale per il munizionamento Short Rifle di RWS. I valori rilevati sono raccolti nella tabella 1 e indicano inequivocabilmente che un munizionamento dedicato permetta di esprimere il meglio nell’arma particolarmente compatta utilizzata. Per interpretare correttamente la tabella è necessario sottolineare come i dati dichiarati dal produttore sono stati rilevati utilizzando una canna da 600 millimetri per il munizionamento tradizionale e canne da 500 millimetri per quello Short Rifle. Ipotizzando una perdita di circa 15 m/s della velocità alla volata per ogni 5 centimetri di riduzione della lunghezza della canna – e considerando che la canna impiegata per il test misurava 460 millimetri potremmo armonizzare le letture come segue:
– cartuccia HIT tradizionale, sparata con canna da 600 mm: 800 m/s (si sono aggiunti 42 m/s rispetto al dato rilevato per compensare i 14 centimetri in meno della canna usata per il test)
– cartuccia HIT Short Rifle, sparata con canna da 500 mm: 839 m/s
– cartuccia Speed Tip PRO Short Rifle, sparata con canna da 500 mm: 784 m/s (si sono aggiunti 12 m/s rispetto al dato rilevato per compensare i 4 centimetri in meno della canna usata per il test)
Valori inferiori al dato dichiarato da RWS del 2,5% per la HIT tradizionale, del 3,5% per la HIT Short Rifle e del 5,5% per la terza cartuccia. Le rilevazioni si ripercuotono ovviamente sull’energia del proiettile, il dato che più ci interessa, in maniera più che proporzionale visto che la formula utilizzata per il calcolo dell’energia cinetica vede la velocità del proiettile prevalere sulla sua massa. La differenza tra il dato del fornitore, piuttosto generoso, e quello effettivamente rilevato c’è ma non è tale da contraddire il principio che sta alla base di questa nuova linea di prodotto. Anzi, calando ancora di lunghezza della canna, siamo certi che la differenza tra munizionamento convenzionale e Short Rifle sia ancora più significativo.
Detto questo, il dato velocitario è certamente importante ma non va sopravvalutato specie nel paragone con quello dichiarato dal produttore. Infatti – in fase di test – è soggetto all’intervento di alcune variabili (la lunghezza della palla, il tipo e il passo di rigatura, le condizioni stesse della canna) difficilmente sovrapponibili a quelle utilizzate dal produttore di munizionamento in fabbrica. Quello che si evince dai dati reali dichiarati, piuttosto, è significativo nella quantificazione dell’energia cinetica. Al netto delle differenze strumentali, il munizionamento Short Rifle dimostra velocità di uscita (quindi livelli energetici) che ne permettono un sereno impiego fino a 300 metri, che in determinate circostanze si può rivelare addirittura superiore al limite di un abbattimento cosiddetto etico. A questo si aggiungono tutti gli altri benefici del munizionamento Short Rifle, di cui si è già parlato in termini teorici e che, almeno per quanto riguarda la vampa di bocca, si è avuto modo di constatare personalmente.