Durante la discussione del ddl agricoltura la Lega ha ritirato gli emendamenti di riforma della legge sulla caccia.
Strategia fallita, non sarà il decreto agricoltura a portare a effetto la riforma della legge sulla caccia: considerato l’invito dei relatori e del governo, la Lega ha ritirato gli emendamenti (li aveva presentati Marco Dreosto) al ddl 1138 su cui sta lavorando la nona commissione del Senato.
Saltano dunque il nuovo status giuridico dei richiami vivi allevati, la non esclusività delle forme di caccia, la possibilità d’annotare il tesserino venatorio dopo l’avvenuto recupero anziché l’abbattimento, la validità nazionale delle abilitazioni alla caccia di selezione, la maggior estensione degli Atc e la riscrittura integrale dell’articolo 18, quello intitolato «Specie cacciabili e periodi di attività venatoria». Al momento bisogna accontentarsi dell’autorizzazione a impiegare i visori notturni nella caccia di selezione al cinghiale (non però agli altri ungulati).
Delle motivazioni (evidentemente il patto di maggioranza non ha retto) ci sarà tempo per discutere; ora è necessario capire che cosa potrebbe succedere: a questo punto per riformare la legge 157/92 è pressoché impossibile servirsi di questo provvedimento; resta vivo il ddl Bruzzone, contro il quale però il Movimento 5 Stelle s’è reso protagonista di un ostruzionismo sfiancante.
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