Per la Face la politica agricola comune 2028-2034 dovrà basarsi sulla tutela della biodiversità e della piccola selvaggina stanziale.
La prospettiva è di lungo termine, visto che si riferisce alla prossima politica agricola comune, quella in vigore tra il 2028 e il 2034; ma considerata l’urgenza del tema, che coinvolge lo stato di salute e il rilancio della piccola selvaggina stanziale, e visto che la commissione von der Leyen inizierà a lavorarci dal prossimo luglio, la Face (è la federazione delle principali associazioni venatorie europee: negli scorsi giorni ha cambiato il proprio presidente, ora Laurens Hoedemaker) ha deciso di cominciare a proporre una serie di idee.
Il punto chiave coincide con l’assegnazione di incentivi agli agricoltori che utilizzano le migliori pratiche ambientali, che mantengono (e non solo ripristinano) habitat ricchi di biodiversità come zone umide e vegetazione seminaturale (dovrebbe esserci destinato almeno il 10% dei terreni agricoli), che praticano la rotazione delle colture, che riducono al minimo il disturbo per la fauna, che rimuovono le specie esotiche invasive.
Per la Face è inoltre fondamentale garantire la conservazione di elementi paesaggistici e infrastrutture ecologiche esistenti, impedire la rimozione di habitat come siepi, piccole zone umide e stagni, e integrare nella politica agricola comune alcune pratiche di gestione della caccia, quelle vantaggiose per raggiungere gli obiettivi ambientali stabiliti.
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