L’Enpa accusa il Partito democratico di un’opposizione troppo morbida al ddl Bruzzone di riforma della legge sulla caccia.
Esprimendo una posizione complessivamente equilibrata (insieme ad agricoltori e ambientalisti, «facendo funzionare gli strumenti che hanno a disposizione, a cominciare dagli Atc, i cacciatori sono protagonisti della conservazione ambientale»), i rappresentanti del Partito democratico in commissione Agricoltura respingono le accuse dell’Enpa che aveva criticato un’opposizione troppo morbida, quasi di facciata, al ddl Bruzzone di riforma della legge sulla caccia.
Oltre che di merito, «perché questa [proposta] non ci piace», in una nota Andrea Rossi, Antonella Forattini e Stefania Marino scrivono che il Partito democratico ha presentato anche emendamenti abrogativi dell’intero articolato, uno dei quali già discusso e respinto dalla maggioranza.
«Non abbiamo pregiudizi sulla caccia» proseguono i tre; «tantomeno sviluppiamo la nostra attività parlamentare solo per ostacolare la maggioranza di centrodestra». Per il Pd è necessaria la piena applicazione della legge 157/92, della quale si deve valutare la necessità d’eventuali aggiornamenti; non però quelli proposti da Bruzzone, troppo sbilanciati in un solo verso.
L’Enpa critico con Vaccari
È la linea che il Pd ribadisce d’aver sempre tenuto, in sintonia con la presidenza del gruppo parlamentare; è dunque ingiustificato l’attacco rivolto dall’Enpa a Stefano Vaccari, capogruppo in commissione Agricoltura, accusato di «dissociarsi pubblicamente dalle iniziative dalla maggioranza, salvo poi appoggiarle indirettamente nelle aule parlamentari depotenziando così quanti si sono attivati per contrastare efficacemente» il ddl Bruzzone.
Alla segreteria Schlein l’Enpa aveva chiesto «un impegno chiaro, deciso e incontrovertibile» contro la proposta di riforma, che finirebbe per demolire l’impianto della 157/92 nelle parti legate «alla protezione della fauna selvatica».
È peraltro significativo che l’Enpa sostenga che la difesa della legge, di cui ogni tanto alcune sigle animaliste chiedono l’abrogazione via referendum, sia «una battaglia di civiltà»; sarebbe gravissimo, si chiude il suo comunicato «se uno dei più importanti schieramenti progressisti d’Europa s’astenesse dal combatterla, lasciando così campo aperto alle più retrive forze controriformiste in campo ambientale».
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