Ci sembra doveroso dedicare spazio, all’interno della rubrica sulla ricarica, alle letture che possono aiutarci in questa nobile arte. Non solo: almeno un buon manuale sarà assolutamente indispensabile per poter elaborare le prime dosi che poi andremo a ottimizzare nella nostra arma. Un ulteriore “non solo”: un manuale è un testo complesso che è costato una mole di lavoro veramente imponente. Nella sua introduzione conterrà delucidazioni e istruzioni sulle varie fasi della ricarica, a cui seguirà la trattazione delle dosi di una gran quantità di calibri, disposti in ordine crescente, ai quali viene concessa una paginetta d’apertura che tratta la sua storia, oltre a un disegno quotato dello stesso. È per questi motivi che si tratta di libri interessantissimi anche per coloro che non ricaricano o che comunque sono ancora dubbiosi: a questi ultimi servirà per avere i primi rudimenti e farsi un’idea di ciò a cui possono andare incontro nel caso decidessero di iniziare, diventando poi indispensabile una volta intrapreso questo passo; per i non-ricaricatori invece sarà sempre e comunque un testo basilare per comprendere meglio il funzionamento delle armi, delle munizioni e delle palle. Vi si trova inoltre una gran quantità di riferimenti storici sui calibri di cui si è in possesso o su quelli che magari si intendono acquistare. Almeno due sono i difetti riscontrabili; il primo è che i manuali vengono realizzati o da aziende produttrici di palle o da quelle di polveri (solo loro infatti hanno la potenza economica e l’interesse monetario della loro elaborazione). È logica conseguenza che siano trattati soltanto dati relativi a ogive di una determinata ditta o alle sole polveri di un’altra. Il secondo difetto è che tutti i manuali sono scritti in inglese: se non avete un minimo di dimestichezza con questa lingua i vantaggi saranno quindi ridotti alla sola consultazione delle dosi. I manuali vengono anche aggiornati sovente, ogni due o tre anni circa, per introdurre i nuovi prodotti: talvolta in alcuni calibri si registra un netto calo delle dosi per questioni di sicurezza: per questo solitamente vale la pena di confrontare le tabelle di diverse edizioni, per ottenere un quadro più completo.
Ricaricare di Marco E. Nobili
L’eccezione che conferma la regola è un testo scritto in italiano dal nostro valente collaboratore Marco Nobili, purtroppo mancato al nostro affetto diversi anni fa. Oltre che oltre a dilettarsi con la penna, Marco Nobili era cacciatore e tiratore di bench rest, sia grosso calibro sia .22; queste attività agonistiche gli hanno conferito le conoscenze necessarie alla compilazione autorevole di questo libro. Il suo Ricaricare tratta in modo chiaro le prassi più elementari della ricarica, un po’ come abbiamo fatto in questa rubrica. Per riassumere: citare questo testo è doveroso per correttezza e completezza e non citarlo sarebbe stato un grave torto a un caro. Sfogliarlo è un modo per rivivere la sua compagnia. Oltretutto è uno dei pochissimi testi in italiano.
I manuali
Il n°7 della Hornady e il n°5 della Nosler sono due vademecum. La loro eccezionale completezza è dovuta alla vasta gamma di ogive offerte da entrambe le aziende e di conseguenza alle loro possibilità di investimento. Il primo tratta una selezione di calibri decisamente più ampia e anche un gran numero di polveri. Una nota interessante: fino alla sesta edizione, questo manuale era composto da due tomi, il primo, che è il manuale vero e proprio, e un tabellario balistico con le traiettorie e le prestazioni di tutte le loro palle alle varie velocità. Oggi con l’avvento dei computer e delle mille App che calcolano le tabelle balistiche questo secondo tomo sarebbe anacronistico ed stato è di fatto abolito. Peculiarità che rende molto interessante il Nosler è che, per ogni palla, viene indicata la dose più precisa, sia di ogni polvere trattata sia quella di tutto lo studio. Particolare interessantissimo di questo manuale è che i calibri vengono presentati nelle loro caratteristiche generali da famosi cacciatori americani che in quella cameratura hanno maturato un’esperienza fuori dal comune; può così capitare di leggere nella storia del .270 Weatherby Magnum le parole di Ed Weatherby, presidente della nota azienda di munizioni e carabine, oltre che figlio del mitico Roy Weatherby. Caposaldo del mondo balistico è il manuale della Sierra, nel suo caratteristico formato a raccoglitore: il numero 5 riporta anche dosi per i calibri da pistola.
Tutti questi manuali, che sono in edizioni piuttosto recenti, forniscono anche dosi delle Vihtavuori, polveri straordinariamente reperibili nel nostro Paese ed eccezionalmente valide oltre che economiche. Proprio a questo riguardo, un altro manuale da consigliare è proprio quello realizzato dalla Casa di polveri finlandese, veramente ben fatto e utilissimo. Prevede un grande impiego di palle della conterranea Lapua; ogni anno viene fornito anche un validissimo aggiornamento con lo studio dei calibri di più recente commercializzazione o di quelli di minore importanza e prima ignorati. Tanti ancora sono i manuali, e tutti ben fatti e interessanti: quelli delle aziende minori offrono però casistiche più limitate e sono quindi più indicati a completare una raccolta, piuttosto che a iniziarla.
Any shot you want della A-Square
La A-Square, nota azienda americana capeggiata da Art Alphin, ha curato la stesura di Any shot you want, testo dedicato esclusivamente alla ricarica da caccia. Ormai è un po’ vecchiotto e mancano molte novità (short magnum & Co), ma è un testo veramente interessante nella sua parte introduttiva e in tutta la trattazione storica dei calibri: tutti gli autori infatti sono dei veri guru della balistica moderna, oltre a essere tra i più esperti cacciatori sulla faccia della terra. Ogni calibro infatti viene introdotto da un collaboratore che con esso ha grande esperienza; tra loro si possono annoverare, oltre al già citato colonnello Alphin, Terry Weiland, Finn Aagaard e il mitico Craig Boddigton. In questo modo un testo che dovrebbe essere un concentrato di dati diventa così un breviario dei grandi di questo settore; è un testo immancabile per gli appassionati di caccia africana, visto che nel Continente nero questi grandi cacciatori hanno trascorso una fetta invidiabile della loro vita – Aagaard è stato un ph sudafricano per la maggior parte della sua vita. Le vicende non felici dell’azienda americana ne hanno limitato la diffusione, ed è un vero peccato.
Cartridges of the world di Frank Barnes
Per gli amici è noto anche solo come “il Barnes” visto che ormai la grandezza dell’autore ha offuscato lo stesso nome del libro che gli diede fama. In Cartridges of the world i dati di ricarica sono pochi, ma il testo è una vera Bibbia per quel che riguarda la raccolta di nozioni storiche di tutti i calibri del mondo. È diviso anche razionalmente in vari capitoli (per esempio cartucce commerciali americane, wildcat, militari e così via). Oltretutto per chi non mastica lingua inglese è disponibile dall’editore Albertelli la traduzione italiana che è entrata in distribuzione nel 1978 e la cui traduzione è stata curata tra gli altri da Dario Zanetti. È veramente un testo completo e ben realizzato, degno di entrare in qualsiasi libreria di appassionato d’armi: ogni tanto esce qualche aggiornamento, nonostante che il primo redattore sia mancato da ormai diversi anni.
Wiederladen vorbereitung und praxis (Ricarica, la preparazione e la pratica)
Meraviglioso testo di ricarica (come si evince dal titolo che non lascia nulla all’immaginazione) pubblicato da Nimrod con la collaborazione dell’autorevolissimo Deva, omologo tedesco del nostro Banco nazionale di prova. Wiederladen vorbereitung und praxis è molto completo, tecnico e ben realizzato. È purtroppo in lingua tedesca. Resta comunque tutta la parte dedicata alle dosi che è perfettamente fruibile per ben 108 calibri (i numeri grazie a Dio sono universali) tra cui, vista l’origine, molti calibri europei snobbati dai manuali d’oltreoceano.
African rifles & cartridges di John Pondoro Taylor
Parlare di balistica e non citare il meraviglioso African rifles & cartridges è un po’ come andare all’Oktober Fest e non bere birra: praticamente impossibile al limite dell’immorale. L’irlandese John Pondoro Taylor ha speso infatti la propria esistenza lavorativa nel Continente Nero per due ottime ragioni: la prima è che era un appassionato cacciatore vissuto in un’epoca in cui era possibile trarre buon profitto dal commercio d’avorio, la seconda è che in patria non era più molto ben accetto per qualche screzio con autorità e malavita locale. Dalla sua biografia si intuisce chiaramente che la situazione era più calda a Dublino piuttosto che a Cape Town, dove i genitori (tra l’altro due esponenti dell’Inghilterra bene) pensarono di spedirlo. Da uomo avventuroso quale era, il nostro rubizzo irlandese (da questa caratteristica il soprannome Pondoro) sfruttò la situazione per divenire quello che sognava, ossia un cacciatore d’avorio: si ritiene che nella sua trentennale carriera abbia personalmente abbattuto tra i 1.200 e i 1.500 elefanti, oltre a tutti i bufali e le antilopi del caso per mantenere la gente della spedizione. Nel 1949, dopo gli impegni bellici della seconda guerra mondiale, ritorna nell’Africa Portoghese per riprendere la sua attività e incomincia a scrivere questo magnifico libro, essendo a riposo forzato a causa della predazione di tutti i suoi possedimenti durante il periodo di assenza. Un peccato per lui ma non per noi, che possiamo oggi leggere così la sua infinita esperienza. Ma non è solo la casistica a rendere grande l’opera di questo straordinario autore: è proprio il suo approccio alla balistica e alla sperimentazione che lo rendono un incredibile precursore. Comincia a disquisire di problematiche che sono oggetto di discussione ancora oggi, come il rapporto tra velocità e potere d’arresto e la qualità delle ogive in relazione alla loro velocità e alla mole dei selvatici. Interessante anche la sua teoria riguardo alla forza d’impatto della palla sull’animale conosciuta come Taylor’s Knock out theory (TKO appunto), che dette un po’ più importanza alla massa e all’area frontale dell’ogiva piuttosto che alla sua velocità, come accade invece con il calcolo dell’energia cinetica, nella quale viene conferita grande importanza alla discriminante velocità, moltiplicata al quadrato. Il TKO si ottiene moltiplicando il diametro della palla (in millesimo di pollice), per il suo peso (in grani), e poi per la sua velocità (in piedi al secondo); il quoziente ottenuto va diviso per settemila e abbiamo il valore cercato. Per fare un esempio concreto, un .375 H&H magnum, caricato con una palla da 300 grani spinta a 2.500 fps ha un TKO di 40,1.
L’autore è tra l’altro un esempio di penna meravigliosamente felice, il che trasforma una lezione di balistica (perché, si ribadisce, i concetti espressi sono tuttora validi) in una piacevolissima lettura, anche questa, purtroppo, riservata a chi conosce l’inglese.
Focus
7×57 Mauser
È una cartuccia nata già perfetta alla sua prima uscita, in anni pionieristici come la fine dell’Ottocento (viene commercializzata nel 1892), non solo nel senso che non ha avuto bisogno di evoluzioni radicali come il .30-06 Springfield e l’8×57 Mauser, ma anche perché è una cartuccia abbastanza precisa, abbastanza potente, abbastanza tesa, da poter effettuare qualsiasi tipo di caccia ad animali a pelle tenera nelle condizioni normali di caccia, e lo fa con reazioni al tiro abbastanza contenute. Insomma, il 7×57 Mauser è veramente una cartuccia che è abbastanza per tutto.
Meglio armi non pesanti
Grazie alla sua elasticità (può sparare ogive di peso compreso tra i 120 e i 178 grani) può affrontare cacce di montagna, certamente entro la ragionevole distanza dei 300-350 metri, come quelle di bosco, con ottimi risultati anche in battuta. Le reazioni più che ragionevoli lo rendono usabile in armi non eccessivamente pesanti; e, per quanto renda meglio nelle canne lunghe (600 millimetri), non si comporta male nemmeno in quelle particolarmente corte, come gli stutzen con canna da 500 millimetri.
La ricarica
La ricarica non pone particolari difficoltà, con qualche piccola attenzione: le armi che lo camerano possono avere camere un po’ lasche, quindi spesso è consigliabile praticare la ricalibrazione completa del bossolo. A livello di peso, i bossoli stessi possono avere discrepanze non indifferente tra un produttore e l’altro; anche il fondello viene riportato alle quote di quello del .308 Winchester dai produttori americani, mentre è al diametro nominale perfetto per quelli di origine europea, e costringe al cambio dello shell holder.
- Calibro: 7×57 Mauser
- Diametro massimo del proiettile: 7,25mm (.284”)
- Lunghezza massima della cartuccia: 78,00 mm
- Lunghezza massima del bossolo: 57,00 mm (trimmatura consigliata a 56,8 mm)
- Angolo di spalla: 20° 45’
- Diametro del colletto: 8,25 mm
- Diametro del fondello: 12,10 mm
- Pressioni di esercizio: 3.900 Bar
- Tipologia di inneschi: Large Rifle Standard
- Passo di rigatura tipico: 1-9 ½”