Anche chi non è amante delle cariche eccessive o delle cartucce a elevata grammatura deve riconoscere la loro utilità in alcune circostanze: ecco la ricetta per la ricarica di una munizione calibro 20 magnum.
Abbiamo deciso di procedere con la ricarica di una munizione calibro 20 magnum perché in alcuni frangenti (selezionate occasioni su determinati selvatici, spesso coriacei e riottosi a cedere; per le altre è utile leggere le altre ricette) può rappresentare la svolta. Nelle nostre intenzioni l’assetto deve risultare potente ed equilibrato, senza quindi soffrire di velocità basse che spesso e volentieri caratterizzano alcune realizzazioni a elevata grammatura di piombo. Le cartucce che andiamo a costruire troveranno posto nella scatolina di cartone proporzionata al calibro della Siarm, sulla quale è possibile annotare i preziosi dati di ricarica; niente vieta di apporre anche eventuali adesivi per personalizzare la confezione. La scatola contiene 25 cartucce.
Come bossolo, ovviamente magnum, abbiamo scelto un Fiocchi da 76 millimetri di altezza, rigorosamente di colore giallo; il giallo è il colore che l’Unione europea impone ai produttori di cartucce per il calibro cadetto, onde evitare che accidentalmente si verifichi l’introduzione di un bossolo calibro 20 nella camera di scoppio di un calibro 12, causandone la potenziale esplosione. Sul bossolo (stampante Omv, inchiostro Rocchini) abbiamo apposto pochissime scritte con vernice rossa; nello specifico, abbiamo indicato soltanto la polvere utilizzata (scritta in diagonale), la grammatura e la numerazione del piombo.
Il fondello è un tipo 3 ottonato alto 16 millimetri, più che sufficiente allo scopo. Dobbiamo però aggiungere che mai come in questo caso avremmo gradito la presenza di un fondello tipo 4 da circa 20-22 millimetri di altezza; non tanto per contenere le prestazioni (il nostro bossolo va più che bene), quanto perché l’estetica ne avrebbe certamente giovato. Speriamo di averli a disposizione a breve, se l’industria ci ascolta. L’innesco è il potente 616 di Fiocchi, caratterizzato dal corpo ramato e dalla vernice protettiva copri foro di vampa di colore bianco.
Ricarica di una munizione calibro 20 magnum: polvere e borraggio
Un grande classico, spesso impiegata per caricamenti importanti come grammatura: è la Tecna n della Nobel Sport Italia. Si tratta di una doppia base attenuata laminata che si presenta sotto forma di piastrelle quadrate di colore grigio ardesia, con dimensioni 1,15 x 1,15 millimetri e spessore 0,12 millimetri. La densità gravimetrica media è di 590 grammi/L, con combustione piuttosto lenta. La Tecna n è una polvere molto rinomata e conosciuta nell’ambito della ricarica domestica per la sua versatilità e costanza di prestazioni nelle più differenti condizioni climatiche. La dose che abbiamo ritenuto ottimale per questo assetto magnum si assesta a 1,45 grammi. Il lotto utilizzato è il 2019-8512.
Di facile reperibilità anche la soluzione adottata per il borraggio, la Z2N da 19 millimetri in calibro 20 della felsinea Baschieri & Pellagri. Molto conosciuta anch’essa, questa borra si caratterizza per l’eccellente adattabilità in fase di caricamento grazie alle quattro gambette in plastica che collegano il contenitore alla base e per il contenitore con quattro alette a frattura programmata.
Niente sconti per i pallini
La ricarica si completa con 34 grammi di pallini ramati del numero 4 (3,1 millimetri di diametro). Due parole vanno spese sia sulla dose, sia sulla numerazione. Sino a poco tempo fa la dose massima di piombo tollerata da un calibro 20 si attestava sui 36-38 grammi, ma recentemente il limite è stato spostato sino a 40 grammi. Ora, considerando che la dose standard di un calibro 20 è di circa 24 grammi di piombo e che le cartucce da 28 e da 32 grammi già si configurano come cartucce robuste o mezze magnum, i nostri 34 grammi ci sono sembrati il punto giusto di equilibrio fra la necessità di allestire una cartuccia ben grammata e l’attenzione a non scompaginare la piacevolezza del tiro.
Per la numerazione dei pallini, variabili a seconda delle esigenze venatorie, abbiamo optato per il numero quattro: è una grandezza in grado di spezzare facilmente le ossa di una lepre in corsa (a proposito: avete letto la ricetta per il calibro .410?) o di interrompere il veloce volo di fuga della selvaggina tipica alpina. Nell’assetto da noi ideato ci sono circa 192 pallini. La chiusura è una stellare; l’abbiamo chiusa a quattro petali, elegante e accattivante (crimpatore Gaep). Non è una realizzazione facilissima, ma di sicuro effetto. L’altezza della cartuccia finita è di 65,88 millimetri per un peso complessivo di 43,46 grammi (media di dieci distinte misurazioni).
Ricarica di una munizione calibro 20 magnum: la bancatura
La bancatura ha fornito valori eccellenti (abbiamo testato anche gli 1,50 grammi di Tecna n; ma, pur rimanendo ancora assolutamente gestibile, la pressione cominciava a salire, motivo per cui per ragioni di sicurezza ci siamo fermati a 1,45 grammi) che testimoniano una velocità molto elevata se consideriamo la grammatura e la strutturazione di una cartuccia magnum. Il dato ottenuto consente di sparare senza timore anche su selvatici velocissimi, senza modificare le abitudini di tiro (anticipo) alle quali siete abituati.
Si ottengono una pressione corretta (è comunque una cartuccia HP, da sparare in fucili che abbiano superato la prova superiore del Banco di Prova) e un tempo di canna leggermente lungo, tipico di una carica magnum e indice di un’ottima progressività. Il tempo di canna, spesso colpevolmente trascurato, è in realtà un indice importantissimo che evidenzia l’equilibrio complessivo di un assetto.
Il test: una munizione mai troppo sgarbata
Le verifiche sulla rosata sono state eseguite con l’utilizzo di un fucile sovrapposto Beretta Silver Pigeon I calibro 20 munito di canne lunghe 71 centimetri, camerate magnum; abbiamo sparato a 30 metri con strozzatore tre stelle e a 35 metri con lo strozzatore una stella. In entrambi i casi abbiamo utilizzato uno strozzatore interno-esterno Gemini, 2 centimetri esterni.
La distanza è impegnativa, ma riteniamo che la cartuccia possa essere impiegata nei suddetti contesti venatori e a queste distanze di ingaggio. I 30 metri non lasciano scampo, per di più con un tre stelle, neppure a una zanzara che malauguratamente si dovesse trovare a passare davanti al nostro fucile; molto buona la rosata a 35 metri che per forza di cose comincia a essere considerata come la distanza limite di impiego. Notevole la forza di impatto dei pallini sulla lastra di acciaio.
Allo sparo la cartuccia si fa sentire, ma non è mai troppo sgarbata, cosa che ne permette la replica sulla seconda ed eventualmente la terza canna. A maggior ragione, visto che stiamo parlando di cartucce magnum, è utile un passaggio veloce dal Banco di Prova per la verifica strumentale di quanto vi abbiamo appena raccontato; poi, cartucce in cartuccera (o nella borsa, o in tasca) e via per la caccia. Il potenziale è elevato e la cartuccia non vi farà sfigurare di fronte a soluzioni commerciali che vanno per la maggiore.
Hanno collaborato Paolo Guerrucci e Alessandro Iacolina. Le prove di sparo in placca si sono svolte sul campo di tiro a volo Tav Pisa, gestito dalla famiglia Matteoni cui porgiamo i nostri più sentiti ringraziamenti per la disponibilità e l’affabile cortesia.
La gallery fotografica
Ricarica di una munizione calibro 20 magnum: la scheda tecnica
- Bossolo: Fiocchi 20/76 con fondello ottonato tipo 3 (16 mm) e tubo di colore giallo
- Innesco: Fiocchi DFS 616
- Polvere: NSI Tecna n in dose di 1,45 grammi
- Borra: Baschieri & Pellagri Z2M H 19
- Pallini: 34 grammi di piombo numero 4 (3,1 mm di diametro) ramato
- Chiusura: stellare a quattro pliche
- Altezza cartuccia finita: 65,88 mm
- Peso cartuccia finita: 43,46 grammi
- Pressione: 961 bar
- Velocità V1 (misurata a 2,5 metri dalla volata): 390 m/s
- Tempo di canna: 2.879 μs.
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