Questo assetto di ricarica calibro 12 offre buoni margini di riuscita nel tiro alla regina. Una munizione equilibrata nel calibro maggiore può limitarsi a sfruttare le grammature tradizionalmente previste senza immotivati esuberi di pallini. E dal 1930 la semi vivace Anigrina Lamellare ricopre un ruolo da protagonista nei caricamenti medi.
Scegliere di affidare le sorti dell’azione venatoria al fucile da caccia d’impostazione tradizionale, doppietta o sovrapposto che sia, tendenzialmente non consente di padroneggiare al meglio cartucce esuberanti. Non si tratta certo di un divieto assoluto, ma ricorre quantomeno l’incombenza di dover gestire il colpo d’ariete in un basculante, spesso ultraleggero, pensato per la caccia nel bosco.
Moderni caricamenti performanti, pensati per le azioni venatorie più impegnative, o analoghe ricariche domestiche metterebbero certamente a dura prova le chiusure e la tenuta delle canne già segnate dal tempo. La beccaccia esige particolare riguardo nella selezione della cartuccia, ovvero della sua ricarica, questo è sicuro. Com’è altrettanto vero che le usuali distanze di tiro non necessitino di una eccessiva mole di piombo per raggiungere il risultato. Soffermarsi su polveri semi vivaci può spesso riservare le migliori soddisfazioni.
Polvere centenaria per la ricarica calibro 12
Insistere ancora sul mercato dagli anni Trenta del secolo scorso non può che essere sinonimo di qualità, motivo per cui l’Anigrina Lamellare nell’ultimo novantennio non ha mai lasciato gli scaffali delle armerie. Dalla madrepatria bolognese è ormai nota in tutto il mondo. Il suo stesso nome derivato dal greco a-nigros (che non annerisce) tende a contrapporre il propellente alla vetusta polvere nera in uso sino alla fine del XIX secolo.
La prima comparsa del marchio fu sotto il nome di Anigrina Granulare, sviluppata quasi in contemporanea con la storica Acapnia. La Baschieri & Pellagri passò al formato lamellare solo a partire dagli anni Trenta del Novecento. Vocata alla piccola migratoria, non può che riservare soddisfazioni anche sulla selvaggina di maggiore pregio.
Si è vista modificata dall’originaria composizione per l’aggiunta del 10% di nitroglicerina. Da polvere monobasica si trasforma in una nitrocellulosa laminata modificata. Nella recente composizione la maggiore frazione, pari all’85%, è occupata dalla nitrocellulosa e le restanti parti da graffite al 0,15% in aggiunta a stabilizzanti e plastificanti al 3,7% con l’1,15% di umidità residua. La sua lamella misura 1,4 millimetri per lato con spessore di 0,10 millimetri. È una polvere semi vivace adatta, nel calibro 12, a spingere una carica tipica di 32 o 33 grammi di piombo. Per il suo tenore combustivo, l’Anigrina Lamellare, anche identificata come Alx32, si pone nel mezzo tra la vivace Gpx32 e la più progressiva F2x32.
È dispensata nell’assetto di ricarica calibro 12 in prova nella dose di 1,65 grammi per spingere 32 grammi di pallini del numero 9 a fronte di una pressione d’esercizio pari a 597 bar, in linea con le caratteristiche della tipologia di caricamento.
Senza eccedere
Il dosaggio di pallini non è eccessivo, tuttavia la carica di 32 grammi del numero 9 riesce, con le 594 sfere contenute nella cartuccia, a coprire uniformemente la placca, conseguentemente il selvatico nell’azione di caccia, con ottime possibilità di successo sulle brevi e medie distanze. Il pallino utilizzato, con i suoi 2,1 millimetri di diametro, rappresenta un buon compromesso tra unità disponibili e grandezza delle sfere.
La carica di piombo selezionata offre un’ottima gestibilità della munizione anche nei fucili più leggeri, senza fastidiosi e smisurati effetti allo sparo tipici delle grammature superiori. Il ritorno in punteria, dopo aver esploso il primo colpo, sarà rapido offrendo la possibilità al beccacciaio di rimediare con un veloce doppiaggio in caso di necessità.
Bossolo e innesco
Il bossolo arancione è a marchio Nobel Sport Italia del tipo 3, con corazza alta 16 millimetri. La lunghezza definitiva dopo la rifilatura del bossolo è pari a 67 millimetri. Per l’operazione è stato utilizzato un rifilatore a macchina della Omv installato sul perno rotativo della stazione orlatrice Cortini & Pezzotti.
L’innesco scelto è un Fiocchi Dfs 616. Si tratta di un apparecchio caratterizzato dal forte impulso d’accensione che la stessa azienda di Lecco è solita associare ai bossoli del calibro maggiore. Appartiene alla nuova produzione uniformata per la quale è stata adottata la capsula color rame in luogo di quella nichelata che ricorreva nelle precedenti serie. Condivide, rispetto i suoi omologhi del passato, il cartoncino copri vampa di colore bianco utile per una pronta identificazione.
Il borraggio
La borra Diana riesce a garantire il contatto dell’intera colonna di pallini con la canna, mirando alla massima distribuzione delle sfere già a pochi metri di distanza dalla volata. La couvette Nsi è spessa 9 millimetri e si frappone tra la polvere e la borra. La sua presenza è necessaria a garantire la tenuta dei gas originati dalla combustione della carica di lancio. Insieme alla borra Diana, alta 16 millimetri, l’intero gruppo raggiunge un’altezza totale di 25 millimetri. La selezione di una coppetta di tenuta di più ampio spessore è utile a ridurre l’altezza della borra tradizionale al fine di non appesantire eccessivamente l’insieme penalizzando la velocità d’esercizio della munizione.
Chiusura tradizionale
La cartuccia è finita a orlo tondo su dischetto a marchio della polvere. Questo si compone di tre strati di cui il centrale semirigido in plastica trasparente con i due profili, superiore e inferiore, in cartoncino. Considerata la non facile reperibilità di questo vecchio componente da ricarica, lo si può sostituire con un qualunque disco di chiusura in cartone bianco o bistampato tra quelli attualmente in commercio. Avendone la disponibilità, si è preferita l’associazione dal gusto classico con il componete della tradizione. Si tratta della più semplice e intuitiva chiusura realizzabile su una cartuccia da caccia. Questa caratteristica ne rende possibile l’assemblaggio anche con semplici orlatori manuali, risultando fruibile anche per gli appassionati meno attrezzati o per chi intenda avvicinarsi a piccoli passi alla pratica della ricarica domestica. L’orlo, finito con un pregevole becco di civetta, è eseguito con una bobina in acciaio cementato della Gaep.
La nostra ricetta
- Bossolo: Nsi arancione, fondello tipo 3 h 16 mm, h tubo 67 mm
- Innesco: Fiocchi 616
- Polvere: B&P ALx32
- Dose polvere: 1,65 g
- Borra: feltro h 16 mm
- Couvette: Nsi
- Pallini: 32 g di piombo numero 9
- Numero pallini: 594
- Chiusura: orlo tondo
- Dischetto: cartone stratificato
- Altezza cartuccia finita: 61 mm
- Peso cartuccia finita: 4,58 grammi
- Velocità: 390 m/s
- Pmax: 597 bar
- Tempo di canna: 2.480 µs (V2,5 canna manometrica)
Le prove in placca
Duplice strozzatura per le consuete linee di tiro. Lo scopo è quello di ipotizzare una cornice pratica d’utilizzo della cartuccia verso il selvatico di destinazione. Protagonista è il sovrapposto Fair Jubilee Prestige Tartaruga Gold, ovviamente del calibro 12. Ha strozzature fisse cilindrica e quattro stelle su canne lunghe 63,5 centimetri.
L’esito del primo colpo è stato affidato alla canna inferiore, cilindrica, sulla distanza di 15 metri. I pallini si distribuiscono sull’intera circonferenza (75 cm di diametro) con una minore concentrazione sul lato sinistro della placca, complice il leggero decentramento verso destra della fucilata.
Per la seconda prova, con la canna strozzata quattro stelle, la linea di tiro aumenta a venti metri: la distribuzione è senza dubbio superiore con uno sciame di pallini meno compatto ma ben centrato sul bersaglio di verifica.
Ricarica calibro 12 con Anigrina Lamellare: le rosate
- Distanza di tiro: 15 e 20 metri
- Diametro del cerchio: 75 cm
- Fucile: Fair Jubilee Prestige
- Calibro: 12/70 mm
- Strozzatura: ***** Cyl / **** IC
- Foratura canna: 18,3 mm
- Lunghezza canna: 63,5 cm
- Temperatura esterna: 18°C
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