Il Tar ha giudicato legittimo il provvedimento di revoca del porto d’armi venatorio sulla base d’una lite prolungata con i suoceri.
Alimentato da episodi di disturbo e molestia ai quali è seguito uno scambio di querele e di denunce e «non sedato dai tentativi di conciliazione, molteplici e inutili», il continuo conflitto con i suoceri «per la proprietà d’un immobile» è un motivo legittimo per portare alla revoca del porto d’armi venatorio.
Lo ha stabilito il Tar del Lazio (sentenza 19025/2023, prima sezione Ter; si sa che non di soli calendari venatori s’occupa la giustizia amministrativa quando ha a che fare con la caccia) respingendo il ricorso d’un cacciatore romano.
La vicenda iniziò nel 2014, col ritiro delle armi dopo la denuncia del suocero per ingiuria e minacce aggravate, e proseguì nel 2015 col decreto di revoca della licenza. Il procedimento penale s’è concluso con l’archiviazione, ma il Tar lo ha considerato un elemento non sufficiente per ribaltare la decisione della questura.
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