La cabina di regia del mondo venatorio chiede al governo di attenuare l’impatto delle restrizioni all’uso delle munizioni in piombo nelle zone umide; la normativa entrerà in vigore la prossima settimana.
Già al governo Draghi aveva segnalato l’urgenza di convocare un tavolo di lavoro che tentasse di sciogliere i nodi principali: a meno di una settimana dall’entrata in vigore delle restrizioni all’uso delle munizioni in piombo nelle zone umide la cabina di regia del mondo venatorio (Federcaccia, Enalcaccia, Arcicaccia, Libera Caccia, Anuu migratoristi, Italcaccia, Cncn) chiede al governo Meloni un confronto urgente, sulla base del quale predisporre «un provvedimento che affronti e risolva i punti critici legati alla trasposizione della normativa europea».
Se nessun intervento normativo ne attenuerà la portata, mercoledì 15 febbraio il nuovo regolamento europeo inizierà ad avere effetto senza che ne siano state eliminate le principali criticità (definizione estensiva di zone umide, comprensiva di tutte le torbiere e potenzialmente di «qualsiasi acqua temporaneamente presente sul terreno a seguito di forti piogge»; estensione fissa della zona cuscinetto, il cui raggio all’esterno delle zone umide misura sempre 100 metri; presunzione di colpevolezza per chi, in possesso di una cartuccia contenente piombo, attraversa una zona umida).
Le associazioni venatorie chiedono un’esecuzione del regolamento «corretta e non inutilmente punitiva»; c’è ancora qualche giorno per cercare di bilanciare lo spirito di salvaguardia ambientale che lo ispira e i diritti dei cacciatori. Nel corso di un convegno Claudio Barbaro, sottosegretario all’ambiente, aveva anticipato che il governo intende «applicare la norma con un minimo di flessibilità e tolleranza».
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