La Cia d’Alessandria critica le restrizioni alla caccia in Piemonte imposte a causa della diffusione del virus della peste suina africana.
La situazione creata dalle nuove restrizioni alla caccia in Piemonte è «profondamente gravosa»; più che i nuovi vincoli imposti dalla Commissione europea, servirebbe un piano chiaro per l’eradicazione del cinghiale dalle aree infette. La Cia d’Alessandria commenta così l’estensione della zona rossa dovuta alla diffusione del virus della peste suina africana nel nord-ovest dell’Italia.
La presidente provinciale Daniela Ferrando e il direttore Paolo Viarenghi criticano «l’assenza di concertazione» con gli Atc, i cacciatori e i rappresentanti degli agricoltori e la «totale inefficacia» delle decisioni finora adottate, indice «della mancanza d’una strategia valida»; la contraddizione tra «l’azzeramento degli allevamenti di suini sani» e la presenza di cinghiali infetti liberi di circolare segnala la necessità d’intervenire con urgenza. Negli scorsi giorni la Cia di Alessandria ha inviato una pec al commissario straordinario Vincenzo Caputo e agli assessori regionali Marco Protopapa (Agricoltura), Fabio Carosso (Montagna) e Luigi Genesio Icardi (Sanità), ma è ancora in attesa d’una risposta.
È la stessa situazione che vive l’Anuu migratoristi, che ha chiesto ai vertici provinciali la convocazione d’un consiglio aperto ai soggetti direttamente coinvolti. È l’unica sede in cui discutere della strategia possibilmente risolutiva; per Alessio Abbinante, presidente regionale dell’Annu, dev’essere finalizzata soltanto all’eradicazione della specie dalle aree infette.
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