Il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso di Lac, Wwf, Lipu, Lndc e Lav sul calendario venatorio dell’Emilia Romagna.
L’argomentazione si può facilmente sovrapporre a quella con cui s’è espresso sulla Lombardia: respingendo il ricorso cautelare con cui Lac, Wwf, Lipu, Lndc e Lav gli avevano chiesto di modificare il calendario venatorio dell’Emilia Romagna non toccato dalla sentenza del Tar, anche in questo caso la sesta sezione del Consiglio di Stato (ordinanza 4666/2024) ha valutato adeguate le motivazioni con cui la giunta regionale ha argomentato ogni passaggio difforme dal parere dell’Ispra.
Le associazioni ambientaliste contestavano «la carenza e l’inaffidabilità dei dati sul numero degli abbattimenti e dei cacciatori attivi» (ne deriva «un deficit di programmazione, perché non è dato conoscere l’esatta incidenza della pressione venatoria»), e le date di chiusura della caccia alla beccaccia, al tordo bottaccio, al tordo sassello (chiedevano d’anticiparla dal 30 al 9 gennaio), alla cesena e agli uccelli acquatici (dal 30 al 20).
Resta ancora in sospeso («in disparte») la discussione sulla legittimità della caccia dopo che il parlamento ha modificato l’articolo 9 della Costituzione, demandando alla legge ordinaria modi e forme di tutela degli animali.
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