Vittoria per i cacciatori: il Tar ha respinto il ricorso sul calendario venatorio della Sicilia; la stagione può procedere senza modifiche né interruzioni.
Dopo un paio di settimane costellate quasi soltanto di schiaffi, è finalmente una buona giornata per i cacciatori: dopo quello dell’Emilia Romagna, anche il Tar della Sicilia ha respinto il ricorso delle associazioni animaliste (Wwf, Legambiente, Lipu, Enpa, Lndc) contro il calendario venatorio regionale. In attesa della camera di consiglio del 4 dicembre, l’ordinanza 522/24 consente dunque che la stagione di caccia si sviluppi all’interno del perimetro definito dall’assessorato.
Il Tar non considera convincente la tesi per cui lo stato di estrema siccità («un’eccezionale situazione meteoclimatica, ambientale ed ecologica») avrebbe dovuto indurre l’amministrazione a vietare la caccia: lo dimostra il fatto che neppure l’Ispra gli ha dato peso.
Proprio sul parere dell’Ispra s’articola il resto dell’ordinanza: sono ragionevoli le argomentazioni con cui l’assessorato ha motivato la decisione di non considerarlo né per fissare la data dell’apertura generale della caccia (15 settembre anziché 1° ottobre), né per esprimersi sulla cacciabilità di beccaccia e quaglia; su cinghiale, codone e beccaccino le disposizioni sono invece conformi alle raccomandazioni, e quindi non si ravvisano motivi concreti per contestarle.
Infine, i dati sulla popolazione di tortora presente in Sicilia («in moderato aumento, in controtendenza rispetto ai dati europei») sono compatibili col suo inserimento nel calendario venatorio.
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