Il calendario venatorio della Calabria resta intatto: il Tar ha respinto il ricorso delle associazioni ambientaliste.
Situazioni opposte sulle due rive dello stretto: a differenza di quanto accaduto in Sicilia, il Tar della Calabria ha deciso di respingere per intero (ordinanza 628/2023) il ricorso cautelare di Lipu, Wwf, Lac, Enpa, Lav e Legambiente che gli chiedevano di sospendere il calendario venatorio attualmente in vigore.
Sulle date di chiusura della caccia ai turdidi, agli uccelli acquatici e alla beccaccia la Regione ha ben motivato la scelta di discostarsi dal parere dell’Ispra suffragandola con una serie di studi scientifici, sviluppati in ambiente universitario e pubblicati su riviste specialistiche, «pertinenti allo specifico contesto [del territorio]».
Sul prelievo del moriglione la giunta regionale dice d’essersi attenuta a quanto previsto dal piano di gestione nazionale; il ricorso, che in prima battuta il Tar aveva accolto in via cautelare, avrebbe dunque dovuto evidenziare come e perché l’applicazione sia inadeguata.
Particolarmente interessante è la risposta del Tar alle contestazioni sulla moretta: suggerendo limiti al prelievo per evitare la confusione con specie diverse, l’Ispra ha infatti espresso valutazioni di merito che non rientrano tra le sue competenze; peraltro, in assenza d’argomentazioni più specifiche, la confusione potrebbe valere per tutte le specie.
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