Il Consiglio di Stato ha respinto il controricorso della Federcaccia, che gli aveva chiesto di ripristinare la versione originaria del calendario venatorio dell’Umbria.
Per il momento le date di fine stagione restano quelle stabilite qualche giorno fa (30 dicembre per beccaccia e tordo bottaccio; 9 gennaio per cesena e tordo sassello): il presidente della sesta sezione del Consiglio di Stato ha infatti respinto il controricorso con cui la Federcaccia gli aveva chiesto di ripristinare la versione originaria del calendario venatorio dell’Umbria.
Nel decreto 4805/2024 si legge che i poteri di revoca «sono ancorati [soltanto] a sopravvenienze di fatto o di diritto, o alla sussistenza di errori», principio che consente di garantire una minima stabilità del quadro; e che «rilevando un difetto motivazionale» si è correttamente applicato il principio di precauzione, anticipando le date di chiusura della caccia ai turdidi e alla beccaccia; pertanto prima della discussione di merito, occasione in cui si potranno discutere «le valutazioni dell’Ispra», le argomentazioni che ne rilevano «l’opinabilità» e «la ragionevolezza della scelta della giunta», non si può intervenire.
L’unica possibile soluzione alternativa passa dalla giunta regionale: il Consiglio di Stato segnala che il decreto non le impedisce «di esercitare i poteri amministrativi, [e di] rieditare il calendario [sviluppando] una nuova istruttoria», nella quale motivare i passaggi che si discostano dal parere dell’Ispra.
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