Poco più di 250.000 le firme depositate per chiedere il referendum sulla caccia; e quelle valide sono meno di metà, circa 120.000. Ovviamente la consultazione non si terrà.
Poco più di metà del mezzo milione necessario, e dunque ben lontane dalle 520.000 di cui il comitato promotore aveva dato notizia: le firme depositate per chiedere il referendum sulla caccia – che, è evidente, non si terrà; ma già lo sapevamo – si fermano a 256.274. Ancora meno quelle considerate valide, 119.160 tra cartacee e digitali. Lo fa sapere la cabina di regia del mondo venatorio commentando l’ordinanza della Corte di Cassazione.
Per le associazioni venatorie la popolazione italiana ha dunque risposto tiepidamente, dimostrando “di comprendere appieno che con la natura non si gioca; e che la gestione faunistica, con tutte le sue implicazioni, è un tema da trattare seriamente e con razionalità”. La cabina di regia si vede dunque rafforzata nel “sostenere il ruolo positivo della caccia” a favore del territorio, delle comunità locali, degli equilibri naturali e dell’economia italiana; la caccia è infatti “un argine fondamentale” per prevenire danni all’agricoltura, alle infrastrutture e alla biodiversità. Il fallimento del referendum è l’occasione per ribadire “l’apertura al dialogo” con tutte le associazioni interessate a ragionare su soluzioni condivise per una gestione faunistica sostenibile.
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