Il presidente della Fédération Nationale des Chasseurs chiama alla mobilitazione contro il possibile referendum sulla caccia.
«Non sanno nulla di natura e vogliono vedere scomparire cacciatori, pescatori, allevatori, pastori ma anche artigiani e piccoli commercianti»: è con queste parole che Willy Schraen, presidente della Fédération Nationale des Chasseurs, chiama alla mobilitazione contro il referendum sulla caccia. I francesi potrebbero infatti esser chiamati a votare su una serie di proposte restrittive come la messa al bando di cacce tradizionali e con i cani, allevamento intensivo e sperimentazione animale.
Il condizionale è d’obbligo: l’iter del cosiddetto referendum d’iniziativa condivisa non è semplicissimo. Servono l’appoggio di 185 parlamentari, il via libera del Consiglio costituzionale e la raccolta di circa 4.700.000 firme (un decimo degli elettori). Ma è bene muoversi per tempo. Ecco perché i cacciatori francesi hanno deciso di darsi appuntamento a sabato prossimo e manifestare a Prades, terra del neo primo ministro Jean Castex. «Stiamo anche preparando altre azioni a livello nazionale ed europeo» preannuncia Schraen. «La nostra mobilitazione» spiega «va ben oltre la caccia. Gli antitutto attaccano infatti i nostri valori rurali e la vita quotidiana nelle nostre campagne».
Se la proposta otterrà le firme necessarie e poi sarà approvata dai cittadini francesi, «c’è il rischio che le nostre campagne muoiano economicamente e socialmente, svuotate di tutte le attività». Per Schraen il segnale è evidente: si sta aprendo una lotta politica che troverà il proprio culmine nelle elezioni presidenziali del 2022. «Se non iniziamo a reagire andremo all’inferno» chiude. «L’estremismo ambientalista sta spargendo i semi delle future tempeste che dovremo affrontare». Occorre agire.
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