Il Tar ha rinviato a metà dicembre la discussione del ricorso dell’Arcicaccia sui criteri di rappresentanza dei cacciatori negli Atc abruzzesi.
Fa un po’ sorridere (o forse altro) leggere che possa dirsi fissata a breve un’udienza calendarizzata per il 13 dicembre, tra 187 giorni: il Tar (ordinanza 114/2023) ha però deciso di rinviare a quella data la discussione del ricorso dell’Arcicaccia contro la nuova formulazione della legge regionale dell’Abruzzo, che ridefinisce i criteri di rappresentanza dei cacciatori negli Atc; rispetto al vecchio metodo Hare, o dei più alti resti, il metodo D’Hondt, o delle più alte medie, favorisce le associazioni più grandi (la Federcaccia) e penalizza quelle medie e piccole.
L’approfondimento richiesto dal ricorso è incompatibile «con la sommarietà propria della fase cautelare», scrive il Tar; al procedimento devono inoltre partecipare anche Enalcaccia e Libera Caccia, le altre due associazioni sfavorite dalla nuova formulazione della legge; ciascuna rappresenta infatti almeno un quindicesimo dei cacciatori abruzzesi. Prima d’esprimersi, il Tar vorrà peraltro capire quanti posti nel comitato di gestione sarebbero toccati a ciascuna sigla col vecchio metodo di calcolo.
Non è chiaro se i decreti di nomina siano stati sospesi: l’Arcicaccia dice di sì, ma nel testo dell’ordinanza non compare nessun passaggio esplicito. Non è escluso infine che si finisca davanti alla Consulta: del terzo comma dell’articolo 3 della legge 11/2023, quello che interviene sulla 10/2004 modificando i criteri di rappresentatività, l’Arcicaccia contesta infatti la legittimità costituzionale.
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