I due referendum sulla caccia hanno raccolto pochissime firme online: in un caso superano di poco il 10% della soglia minima prevista dalla costituzione, nell’altro non raggiungono neppure il 5%.
A meno di (invisibili) file ai banchetti e ai gazebo, le proposte di referendum sulla caccia sono destinate a fallire anche stavolta. A pochi giorni dalla scadenza dei tre mesi, mezzo milione la soglia minima, di firme online i due referendum sulla caccia ne hanno raccolte una manciata: poco più di 58.000 quello che intende renderla illegale; addirittura meno di 23.000 il secondo, diretto ad abrogare l’articolo 842 del codice civile sull’accesso dei cacciatori ai fondi privati.
È comunque interessante capire chi ha sottoscritto le due proposte. Il 12,8% delle firme con cui chiedere agli italiani di esprimersi sulla legalità della caccia è arrivato da donne lombarde; e soltanto in Lombardia (ma è un dato che ha una facile spiegazione demografica) si è superata la soglia delle diecimila. La fascia d’età più attiva è quelle compresa tra i 23 e i 32 anni, con una decisa prevalenza femminile.
Detto che una statistica su numeri così bassi non è che abbia molto senso, la caccia nei fondi privati risulta invece più ostica a chi ha qualche anno in più: il numero di sottoscrizioni scende intorno alla classe d’età dei quarantenni e risale intorno a quella dei cinquantenni, senza un’asimmetria percepibile tra uomini e donne. Anche in questo caso il maggior numero di firme si registra in Lombardia.
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