La proposta di piano faunistico-venatorio consente di scoprire quali sono le statistiche sulla caccia agli ungulati in Toscana.
Più di metà dei 62.738 cacciatori iscritti ai quindici Atc è abilitata alla caccia al cinghiale in braccata o in girata: lo rivelano, nei capitoli dedicati agli ungulati, gli allegati alla proposta di piano faunistico-venatorio della Toscana adottata dalla giunta Giani nelle scorse settimane; in assoluto infatti il numero di abilitazioni alla caccia collettiva è pari a 36.500, il 58,2% del totale. Al momento gli uffici della Regione non sono in grado di calcolare il numero dei cinghialai effettivamente attivi, ossia iscritti alle squadre o ai distretti: il dato è in possesso solo dei singoli Atc.
Alla caccia di selezione al cinghiale sono abilitati 13.190 cacciatori; seguono, in ordine decrescente, le abilitazioni al capriolo (10.154), al daino (9.122), al cervo (7.616) e al muflone (7.415).
L’analisi delle sovrapposizioni
Si registra, si legge nel documento, «una maggior sovrapposizione tra abilitazioni alla stessa specie», ossia cinghiale in braccata-girata e in selezione, che tra abilitazioni simili per tecnica ma rivolte a specie diverse.
In gran parte (82%) infatti i cacciatori abilitati alla caccia di selezione al cinghiale rientrano anche tra quelli impegnati nella braccata o nella girata; poco più di uno su due (58%) invece è abilitato alla caccia di selezione a cervidi e bovidi.
Se si guarda la statistica dall’altro capo, si scopre che ogni tre cacciatori che praticano la caccia collettiva ce n’è uno (30%) abilitato alla caccia di selezione al cinghiale; il 22,5% è invece abilitato ad almeno una delle altre specie tra cervidi e bovidi.
Infine, se si considera come platea quella composta dai cacciatori di selezione ai cervidi e ai bovidi si scopre che il loro interesse non è esclusivo: per il 75% sono infatti abilitati anche alla caccia di selezione al cinghiale, e addirittura per l’80% alla caccia collettiva.
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