Il Comitato antispecista difesa animali protezione ambiente ha annunciato che proporrà un nuovo referendum per l’abolizione della caccia.
Sono gli stessi dell’altra volta, anche se hanno cambiato nome: il comitato Sì aboliamo la caccia è diventato Comitato antispecista difesa animali protezione ambiente (Cadapa) ma ha mantenuto identico il proprio obiettivo, ossia la promozione di un referendum sulla caccia (un altro, dopo il fallimento di un anno fa). La raccolta firme avrà inizio in primavera.
Di per sé la notizia merita mezzo rigo di cronaca, ma vale comunque la pena di soffermarsi su un paio di dettagli. Il primo è che la proposta di referendum è stata annunciata alla Camera nel corso di una conferenza stampa organizzata da Susanna Cherchi, deputata del Movimento 5 Stelle nel cui ultimo programma elettorale l’abolizione della caccia era tra gli obiettivi chiaramente espressi.
I soliti pregiudizi
Il secondo è che, come già un mese fa per la riforma della legge 157/92, gli attacchi si basano essenzialmente sul pregiudizio. Nel post Facebook che accompagna la conferenza stampa si definisce infatti la caccia «attività violenta per divertirsi a uccidere esseri senzienti innocenti»; la politica predilige «gli interessi delle industrie delle armi e di persone psicolabili (sic) che godono nel massacrare esseri viventi». Secondo il Cadapa «la caccia miete centinaia di vite umane ogni anno» (centinaia!); «tra morti e feriti si contano anche bambine e bambini». E l’inquinamento da piombo «causato dai miliardi di pallini [impiegati] dai cacciatori» (miliardi!) è grave come «lo spreco di risorse economiche, enorme e scandaloso, per il ripopolamento degli animali selvatici acquistati all’estero con soldi pubblici».
Se questi sono gli avversari e questa la loro preparazione grandi problemi non dovrebbero esserci; conviene comunque già attivarsi per far capire a chi poco ne sa, e magari può essere influenzato da un racconto così fuori asse, che cosa davvero sia la caccia.
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