La Libera Caccia replica all’allarme dell’Arcicaccia che teme la privatizzazione della caccia in Italia.
La Libera Caccia, che con i suoi 80.000 iscritti è la seconda associazione venatoria nazionale, è totalmente contraria alla privatizzazione della caccia; lo dimostra la reazione «sdegnata e preoccupata» alla fondazione d’Agrivenatoria biodiversitalia, «sponsorizzata da un pool formato anche da alcune associazioni venatorie» e che «si presta a una pericolosa deriva privatistica di cui i cacciatori italiani non hanno davvero bisogno».
Paolo Sparvoli, presidente nazionale della Libera Caccia, risponde così all’allarme lanciato da Christian Maffei, suo omologo al vertice dell’Arcicaccia, che nell’ultimo consiglio nazionale s’è detto preoccupato della piega assunta dalla gestione della caccia in Italia. Per Sparvoli i nemici della caccia sociale sono da ricercare altrove; ed è da loro che l’Arcicaccia farebbe bene a prendere definitivamente le distanze.
L’Arcicaccia si dice «piacevolmente sorpresa» dalla posizione della Libera Caccia, che in questo modo si propone «come un alleato potente nella difesa della caccia sociale e pubblica». Non le sono sufficienti però i comunicati: ora devono «arrivare anche fatti concreti», perché i riservisti stanno trovando sponde sempre più consistenti sia nella politica sia nell’associazionismo venatorio. «Proveremo in ogni modo» chiude l’Arcicaccia «a impedire che questo disegno s’avveri; e siamo più che disponibili a fare fronte comune per il bene della caccia».
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