La sede toscana dell’associazione ha ospitato la prima uscita ufficiale di Piergiorgio Fassini come presidente nazionale Arcicaccia.
Labbra serratissime sul passato recente, riserva non sciolta sulla possibile ricandidatura, un programma chiaro per l’anno che porterà al congresso anticipato: si è snodata su questi tre punti la conferenza stampa di Piergiorgio Fassini, alla prima apparizione pubblica come presidente nazionale Arcicaccia.
Non c’è stato verso di sapere qualcosa di più sugli eventi che hanno portato alla sostituzione di Sergio Sorrentino al vertice Arcicaccia. «Non fatemi dire delle cose che non sono in condizione di dire», ha chiuso la porta Fassini. «Su quanto accaduto stanno lavorando gli organismi competenti, non spetta a me esprimermi. È evidente», ha comunque commentato, «che se siamo arrivati a questo qualche problemino ce lo avevamo. La mia intenzione però è voltare pagina e da ora in poi parlare di caccia».
Il programma del nuovo presidente nazionale Arcicaccia
Vediamolo dunque il programma del nuovo presidente nazionale Arcicaccia, che resterà in carica fino al congresso anticipato della primavera 2020. Prematuro, ha confessato, sciogliere in un senso o nell’altro la riserva sulla candidatura per il quinquennio successivo. «Ho accettato l’incarico per spirito di servizio», ha chiarito Fassini, «per adesso non posso escludere nessuna prospettiva futura, né in un senso né nell’altro».
Da qui al 2020 però c’è molto da fare. Tenendo sempre presenti alcuni punti fissi: il rispetto dell’ambiente, la collegialità nelle decisioni, l’apertura nei confronti delle altre associazioni venatorie, la difesa della caccia sociale.
Se nella prima uscita ufficiale si definiscono i cacciatori «sentinelle dell’ambiente», il messaggio che si vuol trasmettere non ha bisogno di particolari esegesi. «Insieme ai cercatori di funghi», ha chiarito Fassini, «i cacciatori sono la categoria più interessata all’ambiente, di cui devono essere paladini». Da qui passa la raffigurazione del cacciatore come cittadino coinvolto nel «controllo delle specie», al netto, si presume, di qualsiasi valenza tecnica. Inevitabile dunque spingere perché, a livello tecnico e politico, più che di protezione della fauna si parli di una meno connotata gestione della fauna.
Una presidenza collegiale
Nelle relazioni interne ad Arcicaccia, la parola chiave «deve essere collegialità. Pur nel confronto, che è il sale di una comunità, lo spirito unitario deve prevalere». Solo se c’è armonia all’interno ci si può aprire, come è intenzione del nuovo presidente nazionale Arcicaccia, alle altre associazioni. La posizione di Fassini è chiara: «pur nelle differenze, c’è bisogno che i cacciatori siano coesi», a prescindere dalle appartenenze. Andranno in questa direzione i suoi primi interventi alla cabina di regia del mondo venatorio.
Il dna dell’associazione non viene snaturato, anzi: questa presidenza agirà perché si salvaguardi la caccia sociale. «Certe fughe in avanti non fanno il bene del nostro ambiente: non si può pensare a un mondo in cui va a caccia solo chi ha il portafoglio a soffietto». Fassini ha espresso esplicitamente anche l’idea che la caccia debba essere calmierata, perché non diventi una passione elitaria. È chiaro che, perché sia possibile, bisogna mettersi alle spalle «l’egoismo venatorio».
Da parte sua, con la nuova presidenza Arcicaccia è pronta a mettersi a disposizione di tutte le realtà locali e «al centro del sistema venatorio». Nelle intenzioni, collaborando e non competendo con le altre associazioni. Insieme alle quali intende «recuperare un unico contratto assicurativo vantaggioso per tutti, con le stesse condizioni, tipologie e quote», per superare la corsa alla tessera «al ribasso del costo».