Presentato il Manuale operativo del progetto Selvatici e Buoni

Presentato il Manuale operativo del progetto Selvatici e Buoni: carne di cervo
© Vladimir Mironov / shutterstock

Nella sala stampa della Camera la Fondazione Una ha presentato il Manuale operativo del progetto Selvatici e Buoni.

manuale operativo progetto selvatici e buoniDa qualche giorno gli enti locali e le istituzioni hanno a disposizione uno strumento in più per spiegare a tutte le figure coinvolte nella filiera come trattare correttamente le carni di selvaggina e come valorizzare e promuovere il prodotto finale: nella sala stampa della Camera, intervenuti anche i deputati Stefano Vaccari (Partito democratico) e Raffaele Nevi (Forza Italia), la Fondazione Una ha infatti presentato il Manuale operativo del progetto Selvatici e Buoni, scritto in collaborazione con l’Università di Scienze gastronomiche di Pollenzo e la Società italiana di medicina veterinaria preventiva (al testo hanno lavorato in particolare Paolo Lanfranchi, professore dell’Università di Milano, e Luca Pellicioli, veterinario dell’agenzia Tutela della salute di Bergamo).

Nel 2017 la Fondazione Una dette il via al progetto Selvatici e buoni impegnandosi a diffondere una nuova cultura della filiera delle carni di selvaggina; fino al 2019 le sue iniziative si concentrarono nel Bergamasco, dove veterinari specializzati si dedicarono alla ricerca scientifica e all’analisi delle carni e dove cacciatori, operatori professionali e ristoratori presero parte a una serie di incontri di formazione. Col passare degli anni il progetto s’è allargato a tutto il territorio nazionale.

Il commento di Zipponi e Barbero

«Selvatici e buoni non ha soltanto lo scopo di instaurare un circolo virtuoso tra i soggetti coinvolti» ha detto Maurizio Zipponi, presidente della Fondazione Una; vuole infatti anche «delineare un processo che consenta di creare una filiera di carni selvatiche controllata, legale e sicura dal punto di vista igienico-sanitario, in grado di garantire uno sviluppo sostenibile e un ritorno sociale, economico e occupazionale per i piccoli borghi e le comunità alpine e appenniniche».

«Le carni degli ungulati selvatici a vita libera sono un alimento biologico per eccellenza, caratterizzato da un basso apporto di grassi e un elevato tenore proteico» ha ricordato Silvio Barbero, vicepresidente dell’Università di Scienze gastronomiche di Pollenzo. «Una corretta gestione della filiera è fondamentale per garantire [che si conservino] le sue proprietà organolettiche e nutrizionali».

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