Nel programma del Partito democratico per le elezioni europee dell’8 e del 9 giugno 2024 si riscontra soltanto qualche cenno in qualche modo riconducibile alla caccia.
Se l’alternativa è la richiesta di vietarla è meglio che sia così, ma considerato che anche recentemente ha espresso una posizione complessivamente equilibrata (in risposta all’Enpa, che gli chiedeva un’opposizione più incisiva alle proposte della maggioranza di governo, ha definito i cacciatori «protagonisti della conservazione ambientale» insieme ad agricoltori e ambientalisti) ci si poteva aspettare che nel programma del Partito democratico per le elezioni europee 2024 (la segretaria Elly Schlein è capolista nelle circoscrizioni Centro e Isole) ci fosse qualche riferimento in più alla caccia.
Che sia per la necessità di dover tenere insieme sensibilità diverse o per non scoprirsi a sinistra (il competitor diretto è il Movimento 5 Stelle), nelle 49 pagine del manifesto intitolato «L’Europa che vogliamo» la parola «caccia» invece non compare mai.
Il Partito democratico si avvicina al tema soltanto con un paio di proposte: aumentare la tutela degli animali selvatici, potenziando i centri di recupero della fauna ed eventualmente dotandoli di «strumenti che armonizzino e regolino la convivenza su quei territori in cui insistono anche [alcune] istanze produttive, [a partire] dall’agricoltura»; e combattere il bracconaggio, accomunato al randagismo e «all’intollerabile pratica di abbandono degli animali d’affezione».
In aggiunta, il Partito democratico propone di intervenire per riformare la legislazione europea sul benessere animale (in Italia ne sta discutendo la commissione Giustizia della Camera), assegnare al commissario alla Salute una delega specifica e vietare gli allevamenti per la produzione e il commercio di pellicce.
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