Se entro 48 ore non si attiva, o non è risolutivo, l’intervento di urgenza, i proprietari e i conduttori dei fondi danneggiati da cinghiali possono procedere all’abbattimento in prima persona. A patto che siano muniti di licenza di caccia e comunichino prima l’intenzione e dopo, entro 48 ore dal prelievo, il risultato all’ente locale competente. È una delle conseguenze principali della delibera approvata dalla giunta regionale piemontese su proposta dell’assessore all’Agricoltura Giorgio Ferrero. Il provvedimento stabilisce le indicazioni operative per l’esecuzione dei piani di contenimento del cinghiale “nei casi in cui non esistano metodi ecologici efficaci o perseguibili per tenerne sotto controllo la proliferazione”. Con la medesima delibera, la Regione ha avviato una serie di progetti con il locale Istituto zooprofilattico per “definire lo sviluppo condiviso di misure di prevenzione e controllo demografico delle popolazioni della fauna selvatica”. Si fa esplicito riferimento alla sterilizzazione. “Con questo provvedimento“ commenta l’assessore Giorgio Ferrero in una nota comparsa sul sito ufficiale della Regione “le Province e la Città metropolitane vedono ulteriormente chiariti gli strumenti che hanno a disposizione per il loro controllo, compresi gli interventi dei proprietari o conduttori dei fondi”. Ferrero ritiene che “il provvedimento fornisca elementi importanti per rafforzare e attuare una reale prevenzione e un forte controllo”, nella convinzione che gli interventi a tutela dell’ambiente e della fauna debbano allo stesso tempo “garantire le attività dell’uomo e la sua sicurezza durante gli spostamenti”.
Piemonte: alla peggio, fare da soli
La giunta regionale ha approvato una delibera che permette ai proprietari dei fondi di abbattere direttamente i cinghiali, se l’intervento di urgenza non si attiva entro 48 ore dalla chiamata