Cominciano a definirsi le linee guida del nuovo piano faunistico-venatorio regionale della Toscana.
Valorizzare i volontari, potenziare la filiera della carne, salvaguardare la piccola selvaggina stanziale, migliorare la raccolta dei dati sulla migratoria: le linee guida del piano faunistico-venatorio regionale della Toscana, che sarà elaborato nei prossimi mesi e verosimilmente approvato entro fine anno, puntano a questi obiettivi.
La decrescita costante del numero dei cacciatori deve spingere a valorizzare chi è rimasto, soprattutto se agisce a favore del territorio. La Regione intende premiare chi in qualche modo crea ricchezza faunistica. Uno dei possibili modi, già emerso durante la conferenza della caccia di Braccagni, è scontare la quota di iscrizione all’Atc a chi presta opera a favore della piccola selvaggina.
È inoltre necessario potenziare i monitoraggi e regolamentare la raccolta di dati – sulla migratoria, ma in generale su tutta la fauna, anche nelle aree protette e sottratte alla caccia programmata. È il solo modo per rendere il calendario venatorio il più puntuale possibile. Serve inoltre un’unica banca dati per i danni provocati dalla fauna, anche protetta. Restringendo il cerchio agli ungulati, la Regione cercherà di definire e poi raggiungere densità sostenibili dal territorio: inevitabile una revisione delle carte vocazionali. Nelle intenzioni, i soldi risparmiati dal risarcimento dei danni saranno destinati al miglioramento ambientale per la piccola selvaggina.
Le linee guida del piano faunistico-venatorio regionale della Toscana: selvaggina in primo piano
Il piano faunistico venatorio della Toscana dedicherà ampi passaggi proprio alla selvaggina stanziale. È innanzitutto necessario un intervento immediato su Zone di ripopolamento e cattura e Zone di rispetto venatorio. Prioritaria sarà l’analisi delle Zrc esistenti e la possibilità di revocarle o trasformarle in Zrv in assenza di risultati apprezzabili. Le eventuali nuove Zrc dovranno essere istituite in territorio idoneo, soprattutto dove si registra la presenza di piccola selvaggina. Al suo irradiamento dovranno contribuire anche le Zrv.
Chi effettuerà eventuali immissioni nelle aziende faunistico-venatorie dovrà servirsi di soggetti di alta qualità, seguire specifici criteri tecnici e organizzare un monitoraggio faunistico a campione. Si punta a istituire incentivi da corrispondere al raggiungimento degli scopi prefissi.
In generale, la tutela di lepre, fagiano e pernice si ottiene controllando le immissioni, eventualmente da effettuare anche con recinti di ambientamento, riducendo i predatori, incentivando l’irradiamento dagli istituti faunistici, elaborando la carta delle vocazionalità. La Regione non esclude inoltre di istituire zone sperimentali di caccia alla piccola selvaggina stanziale. Saranno eventualmente basate su gruppi di volontari che favoriscano il ripristino delle consistenze della specie.
Capitolo filiera della carne: per completare la rete, può essere utile coinvolgere le squadre di caccia in braccata, creare appositi punti di sosta e potenziare gli interventi di recupero degli ungulati feriti.
Le linee guida del nuovo piano faunistico-venatorio regionale della Toscana puntano inoltre a creare e valorizzare centri di inanellamento. Irrinunciabile infine mettere in atto tutte le azioni che possano ridurre la conflittualità uomo-lupo.
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