Le associazioni venatorie regionali hanno firmato una nota congiunta contro il piano faunistico-venatorio della Lombardia in via d’approvazione.
Lo studio d’incidenza che accompagna il piano faunistico-venatorio della Lombardia è “intriso d’ideologia antivenatoria”. Bisogna pertanto interrompere l’iter e ripartire dall’inizio. È netta la posizione delle associazioni venatorie regionali che, dopo essersi espresse singolarmente, firmano un comunicato congiunto in cui esprimono la loro “ferma contrarietà” al provvedimento.
Per Federcaccia, Arcicaccia, Anuu, Libera Caccia, Enalcaccia, Italcaccia, Cpa e Associazione cacciatori lombardi lo studio d’incidenza ha infatti un obiettivo palese; nel giro di due-otto anni, ma addirittura prima in alcune parti del territorio, intende cioè vietare la caccia alla migratoria soprattutto da appostamento fisso e rendere molto complicata sia la caccia alla selvaggina stanziale sia, in Zona Alpi, la caccia di selezione agli ungulati. La pianificazione dovrebbe invece tenere insieme la conservazione della fauna e “il valore sociale, gestionale ed economico della caccia”. L’impostazione del nuovo piano faunistico-venatorio non è dunque accettabile; tanto più perché la maggior parte degli studi segnala che i problemi della fauna sono legati soprattutto alla perdita degli habitat, non alla caccia.
Inevitabile la chiusura politica. Inaccettabile di per sé, un provvedimento così strutturato è ancora più grave se presentato da una parte politica, la maggioranza di centrodestra, che “storicamente in Lombardia si propone come comprensiva del valore e dell’importanza economica, sociale e ambientale della caccia”.
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