Governo e struttura commissariale sono al lavoro per tentare di circoscrivere la diffusione della peste suina africana in Italia.
Braccata consentita per più di un trimestre, nelle aree protette non solo controllo faunistico ma anche caccia di selezione: sono due delle misure su cui sta riflettendo il governo per tentare di contenere la diffusione della peste suina africana in Italia. Ne dà notizia Barbara Mazzali, consigliera di Fratelli d’Italia in Regione Lombardia, dopo aver preso visione della bozza di decreto interministeriale. Se le anticipazioni saranno confermate, il testo modificherà parte degli articoli 18 (specie cacciabili e periodi di attività venatoria) e 19 (controllo della fauna selvatica) della legge 157/92, quella che disciplina la caccia in Italia.
Mazzali «approva pienamente» le proposte del governo e si augura che il decreto («indispensabile») diventi «al più presto operativo»; se vogliono evitare «conseguenze devastanti» per l’economia italiana, i partiti non dovranno ostacolare «un provvedimento necessario per il territorio». Non tutti però ne condividono lo spirito. La scorsa settimana la Federcaccia aveva infatti fatto sapere di essere contraria sia all’estensione della stagione di caccia al cinghiale sia a un’equiparazione di fatto tra caccia e controllo.
E nel frattempo sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea sono stati ufficializzati i nuovi confini della zona rossa, di fatto estesa a tutta Roma; nelle prossime ore l’ordinanza del commissario straordinario integrerà le disposizioni della Regione sulle attività vietate al suo interno. Per l’avvio delle operazioni di depopolamento bisognerà invece attendere ancora.
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