Per evitare che la peste suina africana si diffonda nel cuore della Lombardia la giunta s’avvarrà del supporto dei droni e dell’esercito.
S’utilizzeranno sia i droni sia l’esercito per evitare che dopo il primo caso a Bagnaria, nell’Oltrepò pavese, il virus della peste suina africana si diffonda nel resto della Lombardia, soprattutto nell’area compresa «tra Cremona, Brescia e Mantova, il cuore della suinicoltura italiana»; lo ha annunciato Alessandro Beduschi, assessore all’Agricoltura, dopo l’incontro col commissario straordinario Vincenzo Caputo.
In accordo col governo Meloni rappresentato dai ministri Lollobrigida e Crosetto e dal sottosegretario La Pietra, la giunta s’avvarrà dei droni e dei militari per pattugliare il territorio e monitorare le attività e i movimenti dei cinghiali tra la vegetazione. Resta in vigore l’ordinanza firmata da Attilio Fontana a inizio mese, quella che consente alla polizia provinciale d’avvalersi del supporto di operatori professionali. In contemporanea arriveranno maggior risorse per «interventi di biosicurezza e protezione degli allevamenti».
L’intervento dell’esercito lo aveva richiesto la Cia agricoltori; per Gabriele Carenini, responsabile nazionale della fauna selvatica, serve infatti «personale qualificato per ridurre drasticamente il numero dei cinghiali in circolazione». «Non si può lasciare in mano ai cacciatori e alle guardie forestali» concorda Paolo Maccazzola, presidente della Cia Lombardia, «tutta la responsabilità del contenimento».
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