Nell’Italia continentale sono 1.049 le carcasse di cinghiale risultate positive al virus della peste suina africana; occorre però prestare attenzione anche ai focolai negli allevamenti.
Anche se l’areale non s’è allargato, i numeri impediscono di sottovalutare l’incidenza della peste suina africana nell’Italia continentale: i cinghiali risultati positivi al test sono infatti ben 1.049 (490 in provincia d’Alessandria; 422 tra Genova e Savona; 91 a Roma; 27 in provincia d’Alessandria; 16 in provincia di Reggio Calabria; 3 nell’Oltrepò pavese).
A questi vanno però aggiunti i focolai negli allevamenti di maiali. Al momento in Lombardia il ministero della Salute ne ha ufficializzato uno; la giunta regionale ha però diffuso un comunicato su «recenti focolai in alcuni allevamenti»; nell’area circostante, per un raggio di dieci chilometri, è vietato movimentare suini sia in ingresso sia in uscita; nel resto del territorio lombardo prima d’ogni spostamento diventano obbligatorie visite cliniche e campionamenti di materiale biologico.
«Ma» sottolinea l’assessore Alessandro Beduschi, titolare della delega all’Agricoltura, «nessuna misura di contenimento può essere davvero efficace se, come s’è verificato nel caso riscontrato lo scorso sabato a Zinasco, comportamenti irresponsabili e mancate comunicazioni alle autorità sanitarie impediscono un intervento tempestivo»; in questo modo «si mette in pericolo tutto il comparto suinicolo regionale». L’Ats di Pavia, che valuta eventuali azioni legali, sta collaborando con i magistrati impegnati a stabilire le responsabilità dell’accaduto.
Nel frattempo la Regione Lombardia ha chiesto al governo e alla struttura commissariale tutto il supporto tecnico e logistico possibile.
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