Le associazioni venatorie chiedono alla giunta regionale di rimodulare le misure con cui intende circoscrivere la diffusione della peste suina africana in Calabria.
È necessario modificare l’ordinanza con cui, per evitare che la peste suina africana si diffonda in Calabria, Roberto Occhiuto ha vietato l’esercizio della caccia in ventisei comuni. È esplicita la richiesta che durante la riunione della consulta faunistico-venatoria le associazioni venatorie riconosciute (Federcaccia, Libera Caccia, Enalcaccia, Arcicaccia, Anuu, Italcaccia, Eps) hanno formulato all’assessore Gianluca Gallo e ai dirigenti degli uffici regionali; recepite anche dalla Campania, le disposizioni del commissario non impongono infatti un divieto preventivo per la caccia in forma singola a specie diverse dal cinghiale.
I cacciatori calabresi si dicono disposti a prendere parte alle operazioni di depopolamento della specie. Prima d’intervenire è però necessario circoscrivere accuratamente la zona infetta; bisogna dunque ricercare eventuali carcasse nel territorio metropolitano di Reggio Calabria e a ridosso delle province di Vibo Valentia e Catanzaro; è bene pertanto che la Regione indichi rapidamente agli Atc i criteri con cui suddividere il territorio da monitorare. Gli interventi dovranno essere pianificati anche nei Parchi delle Serre e della Sila; data «la loro natura conservativa, costituiscono serbatoi per la specie e dunque potenziali focolai di peste suina africana».
Le associazioni chiedono infine che si proceda rapidamente a formare il personale volontario coinvolto nelle operazioni di monitoraggio e che sia l’autorità sanitaria ad assumersi la responsabilità dello smaltimento delle carcasse positive.
È verosimile che la consulta torni a riunirsi a breve: c’è da discutere il prossimo calendario venatorio regionale.
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