In Sardegna si riducono le zone soggette a restrizioni per la peste suina africana.
Mentre l’Italia continentale osserva preoccupata i nuovi focolai sulla mappa e fa i conti con l’imposizione di nuove restrizioni, la Sardegna, ove la peste suina africana è endemica dalla fine degli anni Settanta, prova a respirare. Gli Stati membri dell’Unione hanno infatti approvato il provvedimento con cui la commissione europea ha ridefinito il perimetro delle zone a rischio; la porzione di territorio libero passa dal 42% al 60%, e ora comprende 239 comuni.
Si riduce dunque l’estensione della zona cuscinetto, da 76 a 56 comuni («Grazie anche al contributo dei cacciatori nelle operazioni di monitoraggio» riconosce Christian Solinas, presidente della giunta regionale), e di quella ove sono in vigore le restrizioni maggiori, da 21 a 12 comuni.
«È un risultato» dice Solinas «che conferma [che s’è fatto] un lavoro straordinario, reso possibile soltanto grazie alla sinergia tra istituzioni, territorio e allevatori». La giunta continuerà a confrontarsi con il governo e la commissione europea «fino alla completa rimozione dei vincoli ancora presenti». Perché la nuova classificazione sia valida è però necessario attendere la pubblicazione del provvedimento sulla Gazzetta europea.
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