Un articolo pubblicato sul quotidiano polacco Gazeta Wyborcza analizza il peso dei cacciatori nelle prossime elezioni presidenziali francesi.
Il taglio è discutibile, finalizzato soprattutto a evidenziare gli incidenti di caccia e la contrapposizione col resto della società, ma fa comunque emergere due aspetti cruciali: il peso dei cacciatori nelle elezioni; e la loro distribuzione trasversale. Ecco perché è utile leggere (in italiano, l’ha tradotto Repubblica che fa parte del circuito Leading European Newspaper Alliance) l’articolo di Marta Kielczewska-Konopka sul quotidiano polacco Gazeta Wyborcza.
Al centro dell’analisi ci sono le elezioni presidenziali francesi del prossimo aprile; ma, fatta la tara a ciò che è tipicamente francese, emergono i soliti temi su cui ci si accende anche in Italia: il costo della licenza, la durata della stagione, la caccia come stile di vita legato alle tradizioni. E poi la possibilità d’incidere sull’agenda politica.
Marta Kielczewska-Konopka fa sapere che a fine inverno, tre settimane prima delle elezioni, la Federazione nazionale dei cacciatori intervisterà tutti i candidati alla presidenza; nel 2017 “i voti dei cacciatori si sono divisi per un quarto rispettivamente all’estrema destra di Marine Le Pen (26%), al candidato di destra François Fillon e all’attuale presidente Macron”. Si tratta perlopiù “di un elettorato maschile” (98%) “e di età avanzata” (pensionati per il 45%). Dal 2008 il movimento Caccia, pesca, natura e tradizioni, poi Movimento della ruralità, partecipa alle elezioni parlamentari nei I Repubblicani, il partito fondato da Nicolas Sarkozy. In Francia i cacciatori sono un milione, ma intorno al settore gravitano circa quattro milioni di persone. E l’apprezzamento per Macron è diffuso.
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