L’indagine Nomisma-Fidc sul valore economico del settore consente di analizzare anche la percezione della caccia e dei cacciatori in Italia.
In Italia la percezione della caccia è migliore di quella dei cacciatori; lo ha rivelato l’indagine che la Federcaccia ha commissionato alla Nomisma sul valore economico del settore. Alla caccia è infatti favorevole circa il 41% (23% mediamente, 18% molto) degli italiani maggiorenni, cui s’oppone un 48% di contrari (32% molto, 16% mediamente).
Le percentuali sono però molto più sbilanciate quando dall’attività si passa ai protagonisti. Per molti italiani infatti i cacciatori non contribuiscono a mantenere vitale l’ecosistema e conservare la natura (58%), non si prendono cura dei luoghi in cui cacciano (55%), con la loro presenza non contengono il fenomeno del bracconaggio (50%), non rispettano leggi e regole (48%) e non sono particolarmente interessati alla conservazione della biodiversità (44%), ma anzi pericolosi per sé e per gli altri (52%) e non attenti all’equilibrio demografico delle specie animali (52%).
Questa lettura profondamente distorta può essere legata alla forte disinformazione sulla caccia: due italiani su tre si dichiarano infatti non sufficientemente informati; e solo uno su dieci conosce normative e disposizioni che la regolano.
D’altra parte la caccia riesce comunque a destare una certa curiosità: il 62% della popolazione consuma selvaggina, prevalentemente fuori casa (il 39% al ristorante); e se fosse di più facile reperimento il 51% sarebbe pronto ad acquistarla per il consumo domestico. Il 70% degli italiani dà valore alla tracciabilità della filiera, il 64% al rispetto del benessere degli animali e dell’ambiente; la carne di selvaggina è particolarmente apprezzata da chi non vuole mangiare carne che provenga da allevamenti intensivi (61%).
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