Arturo Scotto, deputato Pd, ha presentato un’interrogazione sul peso dei pareri dell’Ispra sui calendari venatori.
Se non cambia rapidamente direzione, il governo rischia addirittura che «tutto il potere sia spostato [dagli enti di ricerca scientifica] ai produttori di armi e alle associazioni venatorie»: questo scrive Arturo Scotto, deputato del Partito democratico, nell’interrogazione (è la numero 4-01172, rivolta ai ministri d’Agricoltura e Ambiente del governo Meloni) incentrata sul ruolo futuro dell’Ispra e sui suoi pareri sui calendari venatori.
Scotto ritiene infatti che alcune associazioni venatorie e i produttori di armi e munizioni abbiano chiesto un intervento politico sull’Ispra, così che nei suoi pareri «ignori i dati scientifici e il diritto europeo»; è una posizione che Enpa, Lac, Lav, Legambiente, Lipu e Wwf sintetizzano come il via libera all’apertura della caccia durante quella che i key concept designano come migrazione prenuziale; si rischia pertanto che s’apra una procedura d’infrazione comunitaria, con annesse sanzioni.
Scotto contesta inoltre la composizione del nuovo comitato faunistico-venatorio nazionale (poche ore fa le Regioni hanno designato i propri rappresentanti); è facile immaginare che «le posizioni degli animalisti [e di chi fa] ricerca scientifica abbiano un ruolo pregiudizialmente minoritario»; si rischia dunque che si difendano più «posizioni corporative che interessi generali».
Dato il tono dell’interrogazione, ci s’attenderebbe una risposta compatta da parte del mondo venatorio. Sorprende dunque il comunicato dell’Arcicaccia che, evidentemente fraintendendola (nel comitato faunistico-venatorio Scotto vorrebbe meno cacciatori, non di più), definisce l’interrogazione come meritevole d’attenzione; raccoglie infatti «preoccupazioni forti per l’aggressione del governo […] e delle altre associazioni venatorie riconosciute al pluralismo e alla libera rappresentanza associativa».
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